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La mostruosità del potere
“Todo modo... para buscar y ballar la voluntad divina”, così scrive, fra l’altro, nei suoi Esercizi Spirituali Sant’Ignazio di Loyola e quel “todo modo” non a caso è stato scelto da Leonardo Sciascia per dare il titolo a uno dei suoi romanzi più ambigui e che si presta a diverse interpretazioni, ma che, soprattutto, ha delle stranezze che lo rendono unico.
Si presenta come un testo di narrativa gialla, ma pagina dopo pagina perde le sue caratteristiche tipiche, cioè il percorso deduttivo per arrivare alla soluzione, per trasformarsi in un’opera di denuncia politica. Se anche la vicenda appare sempre più inspiegabile e non arriveremo poi a scoprire chi è l’omicida, resta il fatto che i delitti sono accaduti a causa di un dilagante e nefasto clima di corruzione derivante da un torbido miscuglio dei poteri economici, politici e religiosi. Non sono importanti di per sé i crimini quanto invece l’ambiente in cui sono compiuti, le presenze di diversi possibili colpevoli, in apparenza estranei, ma tutti egualmente sospettabili.
E poi troviamo uno Sciascia in bilico fra il razionale e illuministico del personaggio del pittore e l’enfasi mistica di don Gaetano, personaggi entrambi per cui si avverte chiaramente una partecipazione dell’autore che va oltre il puro interesse letterario, quasi che abbia voluto cogliere nell’uno e nell’altro la sua personalità, proponendocela per via mediata.
Ma ciò che stupisce maggiormente è la rappresentazione di questo potere o superpotere, che deriva da connessioni, interessenze, corruzioni, affari in comune dei tre canonici poteri, cioè quello economico, quello politico e quello religioso.
Finisce con il diventare quasi una divinità che raccoglie e impone dentro di sé dei sacrifici umani, un mostro dai mille tentacoli che stringono come in una morsa l’umanità.
E come idolo ha i suoi riti, fra i quali l’emblematico rosario, in parata, una delle pagine più riuscite e di sicuro effetto dell’intero romanzo.
Ci troviamo di fronte indubbiamente a un’opera di elevato impegno, a cui forse nuoce quell’ambiguità di cui ho accennato, ma che, per un certo verso, è del tutto funzionale al romanzo che forse manca di quella chiarezza riscontrabile invece in altri lavori dell’autore siciliano.
Come sempre Sciascia riesce a essere profetico, anche se questa volta il messaggio della Pizia è un po’ oscuro, ma forse ciò è voluto, perché quanto di più buio ci può essere esiste solo in un potere che tutto distrugge e che corrode anche se stesso.
Da leggere, perche Sciascia è imperdibile.