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Quando tornerò
 
Quando tornerò 2021-04-08 19:02:24 68
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    08 Aprile, 2021
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Le declinazioni dell’amore

Orfani, sopravvissuti, migranti, dolore, solitudine, rabbia, nostalgia, tanti i temi dell’ ultimo romanzo di Marco Balzano. Tre capitoli, tre voci, tre protagonisti, una madre e due figli, un nucleo famigliare forzatamente disgregato dopo l’ improvvisa partenza di Daniela ( Moma ) per l’ Italia alla ricerca di un lavoro che restituisca dignità, presente e futuro ai propri figli.
Assenze protratte e presenze menomate, un’idea di sopravvivenza in attesa di un ricongiungimento affettivo, una scelta obbligata che riguarda molte donne dell’ est e destinata a cambiarne le vite per sempre .
C’è chi parte, il migrante, e chi resta, i sopravvissuti, due “ orfani “, Angelica, la sorella maggiore, e Manuel, il più piccolo. Sovente il migrante non tornerà, inghiottito da una necessità che diviene nostalgia, il cosiddetto mal d’ Italia, mentre i figli, affidati alle cure di nonni e zii ( i padri latitano ) in qualche modo sopravviveranno.
C’è chi sostituirà affettivamente e praticamente la figura materna ( Angelica ), cercando di costruirsi un futuro diverso, altri si chiuderanno in se’ stessi ( Manuel ), menomati nell’ animo, vivendo un lutto irrisolto.
Le migranti si scontrano con la nuova vita, difficile, dura, non richiesta, sovente cambiano luogo e lavoro, sognano una casa che non possono avere, soffrono di solitudine, accettano lavori sottopagati e poco gratificanti, umiliazioni, invisibilità, restituiscono serenità in ambienti famigliari in difficoltà, costruiscono precarie relazioni di comunanza destinate a svanire, desidererebbero un briciolo di amore.
Ogni sera al telefono inscenano la medesima litania, una patetica normalità, promettono un ritorno improbabile, ascoltano chi si sente abbandonato, ferito, tradito, che a sua volta non ha nulla da dire, ne’ voglia di parlare.
Quando un evento tragico, inaspettato, traumatico, restituisce Daniela ai propri affetti lontani, affidandola a una flebile speranza di vita, tutto cambia, si ferma, svanisce, il presente una riflessione su quello che è stato e un senso di colpa sempre più evidente, rimuginando sugli errori commessi.
Unità disperse di una famiglia disgregata, idee rafforzate da un senso di non appartenenza e di comunanza negato, il ricordo dei momenti di felicità condivisi.
Manuel, abbandonato dalla madre, aveva sofferto a tal punto da pensare che la propria vita non avesse più un senso, Angelica, a lei sempre più somigliante, si è costruita un futuro altrove,
Daniela scopre al capezzale del figlio pezzi di vita ignorati, immaginati, una rabbia che nasconde nostalgia, lei stessa ha vissuto l’ impossibilità di amare.
Ma ... “ questo è il lavoro che si trova, questo è il paese dove siamo nati e questo è il tempo in cui ci tocca vivere “.... Daniela si assume la colpa di avere abbandonato i propri figli involontariamente, di essere partita in attesa di un ritorno, di avere ignorato e tralasciato dettagli importanti.
Un romanzo di relazioni che affronta socialmente e psicologicamente il tema della migrazione al femminile e degli “ orfani bianchi “ in una doppia dimensione, la solitudine della lontananza e quella della permanenza, un sostentamento economico causa di carenze e traumi affettivi a lungo termine.
I figli ringraziano per il sostegno ricevuto, la possibilità di studiare e cambiare la propria vita, ma avrebbero voluto altro, anni rubati agli affetti più cari. Le madri sono costrette ad abbandonare lavori mal pagati in paesi senza prospettive accettando altrove mansioni non in linea con il proprio titolo di studio, un flusso di sostentamento che rende impossibile il ritorno.
Come ci ricorda l’ autore, tante sono le storie da raccontare e soprattutto le voci da ascoltare...

. ..” Le parole di quelle donne, di quei bambini e di quei ragazzi sono il seme da cui è nato questo libro. Scriverlo è stato per me un tentativo di risarcimento “...

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