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Le relazioni pericolose
Il primo sottotitolo che mi è venuto in mente, leggendo questo romanzo di Michela Murgia, “Chirù”, è proprio “Les liaisons dangereuses” romanzo di Choderlos de Laclos, ambientato in un’epoca assai lontana dalla nostra, il settecento, il cui protagonista è un libertino privo di scrupoli. Tema ed ambiente molto diversi da quelli descritti dalla Murgia, dunque, che tuttavia ci impongono una riflessione su quante possono essere, sia pure nelle più diversificate forme, le relazioni pericolose tra uomo e donna, specialmente quando, come in questo caso, la differenza d’età diviene un problema etico e sociale.
Ricordiamo quanto scalpore suscitò il romanzo di Nabokov, Lolita, che venne pubblicato prima a Parigi e solo dopo dieci anni tradotto in russo, proprio per l’ostilità e la censura di molte case editrici.
Certamente il soggetto di questo romanzo della Murgia è per certi versi inquietante se ci si ferma alla trama che vede come protagonista un’attrice affermata che si propone come maestra d’arte e di vita di giovanissimi discepoli con i quali stabilisce un rapporto di affinità che sfiora la soglia dell’illecito, In realtà il romanzo non è altro che il mezzo attraverso il quale si indaga nei più reconditi luoghi della psiche e dell’animo umano, al fine di superare frustrazioni adolescenziali, dovute ad un’educazione puritana e repressiva, alla ricerca di una figura materna mancata che si ha paura di sostituire adeguatamente. In questo tipo di relazioni inevitabilmente il soggetto dominante esercita un potere e un’influenza sull’altro da renderlo dipendente al punto da generare in lui dolore e frustrazione nel momento del distacco inevitabile. “Nell’atto stesso di insegnare a qualcuno quel che sapevo, riconoscevo la superbia insita del ruolo della docenza, l’idea intimamente violenta che l’altro fosse una creta della cui forma potevo contribuire a determinare la qualità.”
La triade madre-amante-maestra si sostituisce a un deficit familiare incolmabile. È il prevalere della coscienza l’unica via verso la salvezza.
Anche se “Chirù” non è l’opera migliore della Murgia, offre tuttavia molti spunti di riflessione, poiché affronta temi anche imbarazzanti se li si guarda esclusivamente dal punto di vista di un perbenismo consolidato. Il vivere sociale crea giustamente regole entro le quali muoversi e vivere, per evitare un deprecabile caos, eppure la realtà è fatta di tanti aspetti diversi, dei quali è inutile e assurdo negare l’esistenza o evitare di parlarne. Anzi.