Dettagli Recensione
Il piacere è tutto mio
“Porci con le ali”, pubblicato nel 1976, è frutto della collaborazione di due giovanissimi autori di sinistra: Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice. Un testo interessante e a quanto pare divisivo, allora come adesso: c’è chi ne ha apprezzato il contenuto e il significato critico e chi lo ha bollato di oscenità o si è trovato d'accordo con l'immagine politica che restituiva. Questo testo non è andato incontro al processo per oscenità come “Altri libertini” di Tondelli, pubblicato solo 4 anni dopo, ma ha certamente attirato l’attenzione del pubblico e lo sdegno, soprattutto, dei militanti politici.
La storia narrata a due voci, quella di Antonia e Rocco, e scritta a due mani, quelle di Lidia Ravera e di Marco Lombardo Radice, è un intricarsi di aspetti politici, linguistici, sentimentali e sessuali. Da una parte abbiamo dei ragazzi sedicenni, romani, frequentanti il liceo Mamiani di Roma, che prendono parte a collettivi, riunioni, manifestazioni politiche e si lasciano invaghire dai discorsi dei ragazzi più grandi e politicamente impegnati; dall’altra parte abbiamo il racconto dell’adolescenza, calato all’interno di un contesto sociale specifico, quello dell’Italia post-sessantottina, ma che presenta i caratteri tipici dell’età di mezzo, atteggiamenti e ribellioni che accomunano i giovani di ogni epoca.
Così, pagina dopo pagina, attraverso lo sguardo dei protagonisti, viviamo gli stessi avvenimenti ma raccontati con due sensibilità diverse, quella femminile e quella maschile, e impregnati degli eventi storici e politici del tempo. In un momento storico in cui l’emancipazione femminile e sessuale sono sbandierati con orgoglio nelle piazze, Antonia svela a Rocco il dramma di essere donne e adolescenti, nella costante ricerca di equilibrio tra il sentirsi libere da ogni costrizione e il bisogno di essere apprezzate e desiderate: “se nessuno mi vuole come faccio a essere moglie e poi madre, o fidanzata o corteggiata o ammirata o uno di quei tremila participi passati che usano per definirci? Come faccio a essere quella che devo essere?”; e mentre gli uomini si vantano di essere femministi e aperti alle più svariate esperienze di genere e di sessualità, Rocco affronta una crisi di identità legata alla virilità e al proprio posto nel mondo, cerca nella compagnia dei ragazzi la possibilità di determinarsi e allo stesso tempo la possibilità di essere fragile.
Mentre gli adolescenti vivono in maniera per niente rivoluzionaria questa età difficile e dell’incertezza, ribellandosi al padre e alla madre, all’istituzione familiare in quanto tale, prendendo posizioni contradditorie e critiche nei confronti dei genitori, osservati con il disprezzo che solo gli adolescenti possono mostrare, mentre cercano con affanno una propria dimensione e di potersi definire, mostrano con chiarezza i limiti e le contraddizioni di un movimento giovanile che alla fine degli anni ’70 si stava già sclerotizzando e ripiegando in atteggiamenti stereotipati e convenzionali, tanto che le figure più importanti del movimento politico che appaiono all’interno del romanzo, non sono altro che uomini interessanti ad esercitare sessualmente il loro fascino sui più giovani, usandoli e manipolandoli.
La storia d’amore tra Rocco e Antonia è storia di due ragazzi acerbi e disillusi, che scoprono il sesso e si scoprono tra loro, che tastano con mano il desiderio di stare insieme e la delusione di fronte ad una realtà che non regge il confronto con le aspettative.
Questo romanzo, il cui linguaggio è volutamente portato agli eccessi, sia per documentare una precisa sottocultura, sia per operare una riflessione sul contesto sociale e linguistico del momento, l’ho trovato coinvolgente, interessante e soprattutto capace di raccontare le pene dell'adolescenza.
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Un libro letto parecchi anni fa, in gioventù. Allora cominciavo a leggere anche libri 'importanti'. Questo non mi piacque. Dopo un primo successo editoriale, quasi non se ne parlò più. Cadde ben presto nell'oblio. Ora, rieccolo.