Dettagli Recensione
Chi conduce il gioco
Svevo è un uomo attraente di meno di 40 anni, professionista di successo, ma estremamente narcisista e superficiale, uno che tratta le donne come oggetti per soddisfare i suoi istinti , come trofei per nutrire il suo ego, ma anche uno che sul lavoro non esita a ricorrere a bassi ricatti per arrivare allo scopo: insomma un bastardo fatto e finito. Svevo ha sempre il controllo delle situazioni, perchè non amando niente e nessuno al di fuori di se stesso nulla lo può ferire o angosciare, tutto è ricerca ossessiva della conquista e della prestazione , a letto e in ufficio. Fino al giorno in cui deve recarsi a Parigi con una delle sue conquiste, tenuta sempre a debita distanza dal parco dei sentimenti e usata come un giocattolo con la convinzione di essere lui quello usato. Durante quel viaggio incrocia una donna che non appartiene per nulla al suo mondo, allo "stile" se così vogliamo chiamarlo, delle donne che lo attraggono: una donna vicina alla sua età con una bambina piccola in braccio, bella ma non bellissima, lontana dalla perfezione o quasi che lui cerca. La donna lo affascina , lui al perde di vista all'imbarco e da quel momento accade un fatto inspiegabile : il tempo prende a correre troppo velocemente per Svevo. Il protagonista sembra perdersi intere ore della sua giornata, si ritrova inconsapevolmente sempre in ritardo, come se lui andasse al rallentatore e il tempo corresse, in ufficio salta appuntamenti a ripetizione cosa che lo mette in difficoltà nella quotidianità ma soprattutto sul lavoro dove il suo capo, che lo aveva elevato a braccio destro iper affidabile, ne coglie in pieno il rovinoso scivolare verso la mediocrità e l'inaffidabilità. Svevo non riesce più a tenere il ritmo del mondo attorno a se, non è più lui a condurre il gioco ma il tempo e la sua vita va a rotoli finchè , casualmente, non incontra nuovamente la donna dell'aeroporto e il tempo improvvisamente sembra tornare alla giusta velocità come a volergli mostrare che solo staccandoci dal nostro modo di vivere abituale quasi come se lo guardassimo dall'esterno possiamo finalmente cogliere su quale binario morto stiamo portando la nostra vita. Svevo abbandona gli amici narcisisti come lui e cerca di entrare nel mondo di Isabelle, la donna attraverso cui capire la lezione che gli sta dando il tempo: il tempo vissuto senza amore è tempo perso, è vuoto, qualcosa di cui non rimane traccia come nei lunghi momenti che a Svevo sembrano istanti e di cui non ha memoria, Ma quando hai sbagliato troppe volte in passato i tuoi errori sono li pronti per essere visti e giudicati da chi ti conosce da poco e non sa se sono solo quello che eri o quello che sai nascondere bene.
La Sparaco trova un espediente narrativo intrigante per raccontare una vita che è lo specchio in cui molti uomini possono ritrovarsi, non credo sia solo una lettura al femminile, anzi.