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Quel che affidiamo al vento
 
Quel che affidiamo al vento 2021-01-19 11:30:42 Lalyra
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Lalyra Opinione inserita da Lalyra    19 Gennaio, 2021
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...è parte di noi

Sarà che sono innamorata dell'oriente in tutte le sue forme, sarà che da qualche anno a questa parte ho iniziato ad avvicinarmi un po' di più all'affascinante cultura giapponese leggendo libri e guardando anime, sarà che era scritto da qualche parte che dovessi leggere questo romanzo in questo particolare momento dell'anno.
Queste e un insieme di tante altre cose mi fanno dire con certezza che questo libro rientri a pieno titolo tra i più emozionanti e profondi libri letti negli ultimi mesi.
E credo che la motivazione principale si trovi in una sua caratteristica: la semplicità.
Con semplicità, infatti, l'autrice è riuscita a donare episodi di vita a partire da un luogo che realmente esiste, il giardino Bell Gardia e la cabina con il telefono del vento. Un luogo raggiunto ogni anno da moltissime persone, un luogo in cui poter finalmente dire quel che non si è riuscito a dire a chi se n'è andato troppo presto. Un luogo che ha ridato la parola a chi parola non ne aveva più, o semplicemente le aveva ricacciate con forza dentro di sè per paura di soffrire donandole al vento, per paura che non arrivassero ai destinatari.
Accanto alla semplicità, anche la delicatezza è un tratto che accompagna la narrazione, un aspetto per nulla scontato tra le pagine di un romanzo, ancor più un romanzo che tratta questo tema, ed è un aspetto che ho apprezzato, perchè non è mai caduto nella sdolcinatezza o in eccessivi giri di parole.
Conoscevo già da tempo la storia della cabina del vento, e il suo significativo ruolo, ma questo romanzo, letteralmente divorato in poco più di qualche ora, mi ha fatto ancor più riflettere sull'importanza delle parole ma anche dei silenzi, nella relazione con chi ci ha lasciato.
é un romanzo che racconta il lutto sotto molteplici aspetti: i ruoli che cambiano, i gesti che si spezzano, la quotidianità che inevitabilmente subisce cambiamenti. Narra la perdita in senso ampio, quello strappo che tutti in qualche modo abbiamo provato, non solo interiore ma anche nelle relazioni interpersonali.
Ma descrive ancora meglio la rinascita, ciò che lentamente affiora dopo, con difficoltà e fatica, con i propri tempi e modalità, tutto quello che è necessario per chi resta per ritornare alla vita. Narra tutto il percorso di elaborazione del lutto, dove sono proprio le relazioni ad essere necessarie, per ricostruire a partire da ciò che se n'è andato.
Attraverso la descrizione del personaggio di Yui, l'autrice ha reso con delicatezza un elemento fondamentale in questo percorso, le paure che si accompagnano a questo desiderio di ricominciare, il timore di dimenticare, di paragonare il qui ed ora con ciò che è stato ma che non tornerà, la paura di assumere un nuovo ruolo, quello di madre, un ruolo che in verità non ha mai abbandonato, anche dopo che lo tsunami del marzo del 2011 le ha portato sua figlia.
Ho trovato anche bellissimo il tratto in cui le relazioni vengono paragonate al donare una parte di sè agli altri, il sottolineare quanto siano importanti per poter andare avanti nella vita, pagine che difficilmente dimenticherò.
Lo consiglio perchè se letto con la lente giusta, con la disposizione d'animo pronta ad accogliere ciò che questo libro ha da donare, può essere un regalo molto prezioso che facciamo a noi stessi e al nostro legame con chi non c'è più ma che ci accompagna, che resta al nostro fianco ogni giorno.

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Commenti

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Che bella presentazione, Laura!
Un'autrice di cui si sente molto parlare, da me però mai letta, pur essendo affascinato dalla letteratura e dalla cultura giapponese .
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