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Un picaro partigiano
“Allo sguardo infantile e geloso di Pin armi e donne ritornavano lontane e incomprensibili.”
Con questo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno, Italo Calvino sceglie di raccontare la guerra partigiana attraverso gli occhi di un bambino, Pin. È una scelta meditata, per prendere meglio le distanze dai fatti e offrirci una narrazione quanto più oggettiva possibile.
Pin, piccolo monello, attratto dal mondo dei grandi, affascinato dalle armi di cui essi fanno uso, si inserisce in un gruppo di emarginati che combattono per la libertà. Nessun personaggio è chiamato col nome proprio, tutti hanno un soprannome. Tra i tanti c’è il Dritto, Lupo Rosso, Miscel il francese, il Giraffa, la Nera di Carrugio Lungo, sorella di Pin, che frequenta i tedeschi senza alcuna preoccupazione per la sua reputazione. E poi c’è Kim, lo studente, l’intellettuale del gruppo, è lui che “scompone ogni problema in elementi distinti, a bi ci, dice, tutto chiaro dev’essere negli altri come in lui.”
Questa moltitudine di “peggiori” è in cerca di riscatto e la lotta partigiana si presenta ai loro occhi come un’occasione per reintegrarsi in una società di rispettabili. “C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? Uguale al loro va perduto, tutto servirà, se non a liberare noi, a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra parte è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori…”
Non ci sono eroi in questo romanzo, solo antieroi. Pin affronta la sua ansia di crescere mostrandosi pronto a maneggiare le armi e a non soccombere di fronte alla violenza. Non vuole essere trattato come un moccioso. Se non lo vogliono tra loro farà la sua guerra da solo, con la sua pistola, che ha trafugato a un tedesco. La pistola per lui è il simbolo della sua emancipazione.
Il paesaggio fa da sfondo in questa narrazione, con i suoi luoghi che offrono nascondigli ma anche insidie. Il sentiero dei nidi di ragno è un posto magico, è il luogo dove può nascondere la sua arma, è il suo luogo segreto, dove potrà fare strane magie. Quando realizza che il suo nascondiglio è stato scoperto la disperazione lo assale. È il momento in cui prende coscienza della sua solitudine.
Il romanzo si chiude con l’immagine delle lucciole, così belle di notte con la loro luce intermittente, così ripugnanti di giorno, quando le si possono vedere nel loro aspetto reale. Perché la vita è questo, un alternarsi implacabile di apparenza e realtà.
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