Dettagli Recensione
Alberto e Flavia
«Eravamo precipitati nella realtà, adesso, in quella terra ruvida che chiamiamo vita.»
Il suo nome è Alberto, è un uomo di mezza età, medico, con un figlio ereditato da un vecchio matrimonio e con il quale ha un rapporto sfilacciato, a causa della distanza, a causa degli eventi. Quando meno se lo aspetta scopre di quella diagnosi dalla quale non vi è possibilità di fuga: un tumore ormai in stato avanzato è pronto a portarselo via senza lasciare spazio ad alcuna possibilità di cura. A un primo momento di smarrimento segue la consapevolezza e la voglia di lasciar andare quel che è stato per abbracciare quel che verrà. Alberto, preda di emozioni contrastanti, si finge cieco e si rifugia in un parco che pian piano diventerà la sua casa e quella degli incontri con una donna, Flavia. Così diversa da lui, così spaventata, così preda di quell’uomo con cui ha concepito suo figlio e il cui comportamento ha tutti i tratti tipici di una possibile violenza domestica.
«Esiste solo il tempo e il modo in cui lo puoi accelerare o rallentare.»
I due si incontrano per caso una volta in questo scenario caratterizzato da una panchina e una vista sull’orizzonte, eppure, quel primo ritrovarsi diventa quasi una consuetudine tanto consolidata quanto attesa a cui segue un aprirsi del cuore e della mente e di confidenze che si affacciano e sedimentano. Tuttavia, un giorno come un altro, questi rendez-vous si interrompono. Flavia non si presenta più al parco e lo stesso Alberto smette di andarvi. Perché? Cosa è successo?
«Soprattutto, dopo che è mancato, tutti abbiamo bisogno del ricordo di un padre forte.»
Con una penna evocativa e una storia che si apre con un diario che introduce le vicende per poi lasciar loro prendere campo e che in fine le conclude, come un libro nel libro, come un perfetto cerchio, Marco Franzoso dona al suo lettore un elaborato che tocca temi importanti e in particolar modo la malattia, quella malattia che non lascia spazio a possibilità o alternative, quella malattia che quando sopraggiunge ti porta a interrogarti sul tuo passato, sul tuo vissuto, sul tuo percorso. Spingendoti a riflettere, spingendoti a cercare legami e punti di comunicazione e incontro talvolta proprio con quelle persone sconosciute con cui intavoli un rapporto perché in loro semplicemente ti riconosci.
«Ciascuna parola era una scoperta, ma anche una ferita che le parole slargavano e un istante dopo rimarginavano. […] Perché abbiamo vissuto. Quella era vita, tutta vita e solo vita. Il nostro appuntamento era quello, e noi per una volta ci siamo fatti trovare. Questo mi ripaga di tutto. Fanne tesoro anche tu.»
Sai di aver trovato in loro una casa, sai di aver trovato in loro un porto sicuro, sai di non aver mancato quell’appuntamento con la vita e con il vivere che troppo spesso saltiamo perdendo quel treno che passa una volta sola. Si crea come un legame magico, intriso di un qualcosa di ineguagliabile e di emotivamente indimenticabile.
La vicenda scorre rapida tra le mani del lettore ma non è una storia per tutti. È una storia che è caratterizzata da un ritmo narrativo ben cadenzato ma che talvolta può risultare essere troppo descrittivo, al contempo trattando di problematiche forti richiede sintonia soprattutto per l’aspetto che riguarda non tanto la malattia ove a prevalere è il dato empatico e riflessivo quanto, per il legame che si crea tra l’uomo e la donna che è avvolto da un misticismo e una magia che possono non conquistare tutti.
Una lettura che consiglio agli amanti del genere e a chi cerca un libro con cui e su cui riflettere.
Indicazioni utili
- sì
- no
No = a chi non ama queste tematiche e/o i romanzi di questa tipologia.