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L'altra donna
 
L'altra donna 2020-12-10 16:41:23 68
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68 Opinione inserita da 68    10 Dicembre, 2020
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Donne a confronto

Una scrittura, come sempre, rivolta all’ interiorità, a una profondità psicologica e relazionale molto femminile, la ricostruzione di un microcosmo sentimentale, un uomo condiviso da due donne in periodi diversi, il bisogno di capire il passato, una relazione virtuale nata sotto pseudonimo, lettere, conversazioni, intrecci a rievocare la propria storia.
Al centro una noiosa borghesia autoreferenziale sgretolata nell’oggi da cambiamenti sociali e culturali, da una neo dimensione personale, di ruoli e situazioni, da una fragilità esposta senza la necessità di essere mantenuta.
Maria, ex moglie e pittrice, Elena, ex studentessa di economia, c’è chi guarda l’opposto con gli occhi dell’ex marito e vorrebbe conoscere l’ altra per sentirsi più libera e chi vuole scrivere di quello che hanno scoperto insieme, della loro amicizia, di uno scambio epistolare durato un anno ricordando episodi di vita vissuta.
Un legame forse voluto da altri, una relazione accresciuta da confidenza e curiosità, il desiderio di essere ascoltate nella propria dimensione più vera, scoperchiando ogni fragilità.
Lui, Piero, è un professore universitario, uno di cui parlare senza saperlo, un uomo che avrebbe fatto soffrire la moglie e vissuto una storia d’amore con una ragazza di trent’anni più giovane, e chi ha incontrato un uomo dopo una vita vissuta con ‘un’altra sa che l’altra continua a esserci ed è impossibile liberarsene.
E allora che cosa si racconta e a chi ci si rivolge se non a se’ stesse, trascinando l’ esito di amori che ci appartengono e continuando a riviverne i fallimenti?
Un matrimonio, tre figli, dopo tanti anni Piero desiderava riavere la ragazza di un tempo e Maria che lui partecipasse allegramente al meraviglioso mondo famigliare da lei creato, per contro Elena continua a interrogarsi sui motivi di una scelta, sul proprio ruolo, con l’idea che si discuta di lei per parlare di loro.
Il passato incombe, un padre che ha celato la propria identità , una moglie che ha sottratto i figli a un segreto per preservarli e preservarsi, un figlio ( Francesco ) che non si è mai sentito amato, concepito nel pieno di una crisi matrimoniale, con problemi relazionali e di autostima, perché i figli respirano e assorbono l’aria di casa.
Piero ha pensato alla carriera, in fuga tra le braccia di altre donne, Maria ha sempre lavorato e si è occupata di tutto, rancorosa, Elena continua a cercare una strada che non sia la riproduzione di una affettività paterna negata.
Tutti fuggono da qualcosa e finiscono con il ripetere i comportamenti genitoriali, ciascuno è l’esito di svariate storie d’ amore e non si salva da solo, i fallimenti appartengono a tutti.
Elena è figlia di varie donne nate prima di lei, Piero di vari uomini e del suo matrimonio con Maria. Memorie, condizionamenti, gioie, errori, un amore nato da una fuga, storie che si sono pericolosamente toccate scoperchiando la fragilità della propria.
Oggi è ancora possibile liberarsene riuscendo a convivere o si è destinati alla fuga, a una ricerca protratta, al desiderio di un cambiamento futuro?
Il microcosmo borghese della Comencini ci accompagna in stanze affollate da ombre famigliari ( tante ), piccole trame per tornare all’origine, a dolori inespressi, a momenti di gioie inevase in un presente che insegue e fugge da un passato spesso celato, una reiterata seduta psicanalitica che ancora ricerca la propria essenza.
Vite a metà, per lo più indirizzate al fallimento ( relazionale ), generazioni a confronto in una resa dei conti che sconfessa bugie pregresse quando ormai pare troppo tardi, i tempi sono cambiati, passato presente e futuro nascondono insidie e fragilità diverse, la possibilità di rinascere, come sempre, insegue il riconoscimento, l’accettazione, il perdono, l’espiazione e il raggiungimento della giusta dimensione di se’.

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