Dettagli Recensione
Scuola di vita
Un professore di scienze non vedente, novello Omero, un istituto tecnico alla periferia, una classe di dieci studenti con vissuti problematici rapiti e forgiati nella propria essenza, un corpo didattico demotivato guidato da un preside retrogrado e autoritario, l’ inizio di una rivoluzione pedagogica e istituzionale anticonvenzionale che origina dalla definizione di se’, dal desiderio di amare e essere amati, semplicemente di essere.
Questo il nuovo romanzo di Alessandro d’ Avenia, un autore e un pedagogo che sa muoversi con maestria in una terra da lui frequentata e ben conosciuta, quell’universo scolastico e adolescenziale così complesso e complicato, irrisolto e fragile, che pone domande e attende risposte.
La scuola dell’oggi pare essere naufragata, abbandonata a se’ stessa, al buon cuore di pochi insegnanti appassionati, a iniziative personali bocciate o ignorate, in una visione che antepone la persona allo studente ribaltando il senso dell’ appello, rinnovato ogni giorno, un nome proprio con caratteristiche uniche e definenti, una storia da raccontare, non semplice presenza tra i banchi, ribadendo l’insensatezza di un luogo che istruisce senza educare, che pretende e non ascolta, che generalizza senza individuare.
Temi importanti, indispensabili per delineare il futuro occupandosi del presente dopo una lettura attenta del passato. Un amore indiscusso per l’insegnamento che esprima essenze e senso critico oltre ogni semplice nozionismo fine a se’ stesso, un amore incondizionato per la cultura, uno sguardo alla volta celeste, laddove sogni e desideri scrutano l’ infinito.
Singole storie, collaborazione, ascolto, silenzio, condivisione, empatia, un occhio universale, interdisciplinare, scardinando un sistema di pubblica distruzione che insegue programmi e competenze sterili e stereotipati, tralasciando l’ individuo e la sua unicità, incapace di emozionare e appassionare, di coltivare i sentimenti, di accompagnare una crescita umana e personale cuore di essenze e non di semplici competenze.
La scuola magister vitae, luogo di incontro e confronto, anche di scontro, tappa fondamentale nel processo di crescita e di consapevolezza, base forgiante per affrontare la vita, credere in se’ e scovare le proprie inclinazioni, divenire cittadini del mondo.
Un testo di denuncia, di rassegnato ottimismo, una parabola impregnata di indiscutibili verità, sotto gli occhi di tutti.
Citazioni letterarie, poesia, filosofia, matematica, scienze, un cerchio perfetto tracciato da un insegnante che vede senza poter vedere attraverso gli occhi degli altri e da alunni che ne assorbono e trasmettono l’ esempio, rapiti da carisma e saggezza olistica.
Un testo da apprezzare per questi significati, evitando di addentrarci in analisi che poco hanno da offrirci in un senso puramente letterario. Forse che i protagonisti siano vittime del proprio ruolo, semplici strumenti di altro, di un’ utopica presenza che tutto investe e include, di un insegnante con poteri divinatori che insegue e pretende l’ impossibile, che vede e crede dove gli altri non arrivano per negligenza, insipienza e noncuranza, un messaggio corale e messianico per ricostruire la scuola e quindi una società migliore?
Difficile dirlo, di certo il potere delle idee e delle parole resta fondamentale, l’uso che se ne fa anche, e qui abbondano, ma un romanzo dovrebbe esprimere altro, nascere e sviluppare una trama partendo da contenuti intrinseci, sviscerare e sorprendere, essere credibile, esplodere all’interno di se’, prendere vita, oltre i confini pedagogici e la denuncia di quello che obiettivamente non va e dovrebbe essere o limitarsi a una lezione onnisciente e a ripetute citazioni colte .
Sintetizzando, bene il divulgatore, ottimo l’insegnante, non altrettanto lo scrittore, del tutto lecito da un romanzo infarcito di buone citazioni letterarie aspettarsi qualcosa di diverso e migliore.
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