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La confessione di un padre,Ivan, pittore piuttosto famoso, al cospetto della giovane figlia Maria, terrorizzato dall' idea suicidaria di lei dopo una delusione amorosa, dalla stessa soccorso e accompagnato in ospedale per una caduta accidentale in un improvviso e incredibile ribaltamento di ruoli.
Qui, in attesa di cure, ascoltato da chi richiedeva ascolto, apre il proprio libro della memoria, un soliloquio su vita e sentimenti che lo riporta agli anni '80, ai giorni della propria adolescenza, quando speranze, sogni e desideri cozzavano contro un reale complicato.
E' il periodo delle scuole superiori, delle prime amicizie e dei primi amori, della ribellione, di un desiderio di evasione da una provincia dove poco accade e vince la noia, seppelliti in un buco di paese con un unico cinema. Allora ciascuno cercava di evadere a modo suo, Ivan si divideva tra i disegni, i bar e le partite di pallone, attratto dal fascino metropolitano di un capoluogo,Torino, che prometteva il futuro.
Un giorno, tra i banchi, un' apparizione ne cambierà l’essenza, un colpo di fulmine sfociato in ossessione amorosa, una presenza che tutto cancella e riscrive.
Lei e' Eleonora, giovane supplente di lettere, bellezza trasudante mistero e desiderio, inseguita e ammirata, epicentro di pedinamenti, appostamenti, lettere, telefonate.
Un amore romantico, platonico, disperante e inevaso, da subito rigettato al mittente, che non accetta mezze misure, la differenza di ruolo e di età, e si nutre della propria essenza, quella assolutezza adolescenziale solipsistica e poco comprensiva, cosi' vera e ingenua da sembrare inopportuna.
Anni che egoisticamente contrappongono sé al mondo, anni di ribellione a regole imposte, a genitori autoritari e poco comprensivi, assaporando amicizie discutibili, assorbiti dalla propria acerba presenza.
Maria ascolta, si interroga e riflette su un padre da sempre assente, inavvicinabile, narcisisticamente assorto dalla propria arte, figlio di una generazione lontana e inafferrabile.
Eppure, nel silenzio dell'ascolto, lentamente si intravede uno spiraglio, una possibile comunanza, un’ Epifania generata dal racconto, quel flusso della memoria che diviene empatica presenza, condivisione, accoglienza, trasposizione sentimentale di un microcosmo emozionale tra mondi apparentemente antitetici.
È allora che la storia dell’altro diviene la propria storia, così gli amici, gli amori possibili e improbabili, le speranze e i desideri, e Maria non si sente più sola, vorrebbe trasferirsi da Ivan, assaporando finalmente il gusto di una vicinanza insperata, vera, di situazioni e sentimenti.
Un lungo racconto ben scritto a rappresentare anni apparentemente sepolti ma concretamente vicini nella memoria e nella lontananza per chi li abbia vissuti.
Oltre questo e in questo il respiro di una distanza incolmabile e inconciliabile, aggravata da noncuranza, incapacità, egocentrismo, una difficoltà destata improvvisamente dalla forza di una dolorosa presenza e di un grido vivido.
Ritornano il significato e l' importanza della relazione nella formazione dei sentimenti, nella centralità degli stessi e nella forza di un legame che riscopra le proprie radici, non solo famigliari, pure e semplici emozioni da esternare e condividere.