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Un Appello per rinascere
Un Appello, con la A maiuscola. Ecco che cosa fa il professore Omero Romeo quando entra in una classe quinta un po' sgrangerata. Si tratta di una classe mal assortita, la classica sezione con la fama di "svogliati", "incapaci". Omero accetta una sfida molto difficile: non solo deve portare i ragazzi all'esame di maturità, ma deve anche fare i conti con la sua cecità. A causa di una malattia che ha fatto chiudere il sipario sulla luce, Omero ha deciso di rinunciare a un lavoro che ha amato. Si rimette in gioco dopo un po' di tempo e ancora non sa se ne sarà in grado. Non dico "non sa se ne sarà all'altezza" perché si dimostra fin da subito una persona capace e combattiva, solo timorosa di rimanere schiacciato dal peso di questa grande novità. Si sa, quando dobbiamo misurarci con qualcosa di grande la paura di non riuscirci è tanta.
Quando i nomi dei ragazzi vengono chiamati ad alta voce loro non si limitano a rispondere "presente", ma aprono le porte al loro vissuto, ai loro pensieri, ai loro dolori. Il professore ascolta tutti con attenzione, non giudica, è un imparziale. Non potendo vedere con gli occhi sceglie di vedere con il cuore e qui vi rimando alla celebre citazione presa da Il piccolo principe. I ragazzi hanno spazio per esprimersi, non vengono interrotti né costretti a parlare.
L'empatia di d'Avenia viene proiettara su Omero e sui ragazzi che, nonostante la giovane età, si scomprono a loro volta capaci di ascoltare senza giudicare. Il lettore viene guidato nelle sensazioni di Cesare, Stella, Mattia e tutti gli altri ed è incredibilmente facile lasciarsi trasportare dalle loro parole.
In questo romanzo ho ritrovato lo stile fluido e coinvolgente che tanto mi aveva fatto amore Bianca come il latte, rossa come il sangue e Cose che nessuno sa. Non posso dire che d'Avenia sia una garanzia, non ho letto tutti i suoi libri, ma questo conferma la sua bravura e il meritato posto nello scaffale della mia libreria.