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UNA CASA DI FEMMINE
Una casa di femmine. Tre generazioni di uno stesso albero genealogico: Teresa, Rusì, Flora, Irene e Nina, l’erede. È l’erede in quanto la minore, figlia e nipote, eredità di sangue, di linfa intrisa di magico e superstizioso.
Nella "casa del fico" giunge anche la femmina Pilar, la peruviana, maestra di rituali imposti dai suoi geni indigeni.
Al centro del salotto, un letto pieno di fronzoli e Teresa, che nella sua immobilità muove e smuove tutto e tutti, con quel suo modo un po’ rude accende la miccia del narrarsi, mette in moto emozioni recondite che svelano la storia delle protagoniste.
È un romanzo di sensazioni, di visioni.
Ognuna delle femmine vede, a suo modo. È un vedere attraverso le cose e le persone, è profondo, è guardare alla trama, al DNA, ai fili rossi. Ognuna possiede la propria chiaroveggenza, chi la fotografia, chi i sogni, chi le pagine di un libro o degli amuleti.
“Chi nasceva con dodici dita aveva il dono di vedere […] le tue dita sono ancora lì.”