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E poi è accaduto
E’ difficile leggere “Il giardino dei Finzi Contini” e non convincersi che sia, in fondo, una storia di luoghi.
Ferrara raccontata dal maggiore scrittore ferrarese, elegante e malinconica, sfumata ma compassionevole, città a sua volta composizione di luoghi nascosti.
Il giardino di casa Finzi Contini è uno di questi: la tenuta della famiglia sorge lungo Corso Ercole d’Este (ritenuta dagli amanti dell’arte una delle più belle strade d’Europa, se non la più bella); il giardino – con i suoi percorsi verdeggianti, la rimessa e soprattutto il campo da tennis attorno al quale si incontrano e si frequentano gli studenti universitari della Ferrara bene – ne costeggia le mura.
Proprio per quegli incontri, per i confronti dialettici che vi si svolgono, per la vita assaporata mentre al di fuori di quel perimetro si stanno avviando le proscrizioni nei confronti degli ebrei italiani, il giardino di casa Finzi Contini diventa – nella penna di Giorgio Bassani – un luogo “distopico” (ben prima che questo aggettivo assuma il successo attuale): è un rifugio, una sorta di bunker a cielo aperto, un luogo dove, visto quel che sta accadendo fuori, il tempo si rifiuta di andare avanti e decide di arrestarsi… Così pare.
Ma il tempo, da quando è tempo, non ha alcuna intenzione di farlo. E la famiglia Finzi Contini, appartenente alla comunità ebraica, sarà dispersa… Ne resterà soltanto il racconto.
Chi sa vedere la Storia nelle piccole storie, riesce a raccontare l’una attraverso le altre. Giorgio Bassani ha la qualità letteraria per ricordare che gli anni più bui, le catastrofi disseminate sul percorso dell’umanità, sono nient’altro che la somma dolorosa della storia interrotta di singoli.
La casa dei Finzi Contini (dal suo illuminato capofamiglia, professore universitario, sino ai figli Alberto e Micol) in altri tempi sarebbe stata anzitutto un luogo di scambio culturale. A metà degli anni ‘30 del ‘900 – anche nell’inutile tentativo, del tutto umano, di negare l’evidenza di quel che si preannuncia – diventa un’oasi di accoglienza per quella gioventù che dovrebbe prendere sulle sue spalle il futuro.
Le persone stesse sono luoghi, si legge in Bassani, e, come i luoghi, si perdono. Accadrà prima ad Alberto, e poi – sulla strada delle deportazioni – all’intera famiglia, compresa Micol.
E’ per amore di Micol che lo stesso protagonista del romanzo – “ammesso” a quel giardino prima che tutto finisca, sopravvissuto e perciò destinato a parlare di quei giorni per come sono stati – racconterà di come si è visto morire.
“Nella vita se uno vuol capire, capire veramente come stanno le cose di questo mondo, deve morire almeno una volta. E allora, dato che la legge è questa, meglio morire da giovani, quando uno ha ancora tanto tempo davanti a sé per tirarsi su e risuscitare. Capire da vecchi è brutto…molto più brutto.”
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Commenti
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Fede
Gran bel libro, letto e riletto.
A Ferrara, seguendo le indicazioni tratte dal testo, ho pensato di aver 'scoperto' il sito del "giardino" , ridotto a un terreno di sterpaglie. Ma la suggestione, dalle famose Mura, è stata autentica.
Laura ed Emilio, ammiro la costanza che vi ha fatto cercare i LUOGHI di questo libro... Io, nel periodo in cui ho vissuto Ferrara non l'ho fatto (anche perché, pur conoscendo il libro, non ho avuto modo di leggerlo in quegli anni). Ho girato con piacere su Corso Ercole d'Este (che a mio parere è una strada unica, ed ecco perchè ho voluto ricordarla nella recensione) ed ho fatto una capatina al Parco che la città ha intitolato a Bassani, ma devo dire che - almeno quindici anni fa - non era poi tenuto così bene (anche perché è molto esteso, e dunque non facile da governare). Considerando che l'apertura dell'intero parco era, al tempo, abbastanza recente, le cose saranno presumibilmente cambiate in meglio.
Per quel che riguarda la città, Laura, hai pienamente ragione: con tutti i suoi problemi climatici, è una città di una tale bellezza che anch'io la sceglierei di nuovo per viverci.
Ben tornato, Rollo!
In realtà, per impegni lavorativi non riesco più ad essere continuo come una volta... adesso avrò due o tre mesi di relativa calma, per cui mi riprometto di essere presente. Quando non ci riesco appieno, preferisco mettermi in standby, anche se, quando non posso coltivare la lettura (anche attraverso le recensioni di QLibri), non ne sono contento...
Grazie anche da parte mia :)
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Notazione un po' pedante ma - se me la fate passare - dovuta: avendo vissuto tre anni a Ferrara, ho constatato di persona la "simbiosi" tra la città e lo scrittore.
Con l'occasione, un saluto a tutti gli aficionados del sito :)