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Una mamma viva
Arturo è nato e cresciuto a Procida, nella casa dei guaglioni, una casa in cui le donne non sono ben accette, solo la sua povera mamma ha avuto accesso alla casa dopo il matrimonio, ma alla nascita di Arturo non è sopravvissuta al parto.
Così il piccolo Arturo cresce con la sua balia anzi il suo "balio" e con un padre che è più assente che presente. Il suo universo è solo composto da figure maschili e a lui fin dall'infanzia gli è stato insegnato che le donne:
"Erano degli esseri piccoli, non potevamo mai crescere quanto un uomo, e passavano la vita rinchiuse dentro camere e stanzette: per questo erano così pallide. Tutte infagottate nei loro grembiuli, gonne e sottane, in cui dovevano tener sempre nascosto, per legge, il loro corpo misterioso, esse mi parevano figure goffe, quasi informi. Erano sempre affaccendate, sfuggenti, si vergognavano di se stesse, forse perché erano così brutte".
L'universo di Arturo subirà un brusco cambiamento con l'arrivo della nuova moglie del padre, Nunziatella, che in quella casa ostile cercherà di trovare il suo posto.
"L'isola di Arturo" mi sentirei di definirlo un romanzo di formazione, l'inizio è molto lento e non si riesce subito a percepire l'intento e il il messaggio che l'autrice vuol mandare, ma superata la prima parte, la storia diventa molto intensa e densa di significato.
Il ruolo della donna e della madre sono visti nella loro presenza e assenza. Elsa Morante crea un romanzo molto profondo che va ad affrontare tante tematiche personali, mostra i pregiudizi della gente e come gli eventi dell'infanzia possano influenzare la vita di una persona. Cresciamo con Arturo e con lui affrontiamo le sue sfide e le sue evoluzioni, ma nel mio cuore è rimasta soprattutto Nunziatella, il cui unico errore è stato quello di credere in una fede che non permette cambi di rotta.
Buona lettura!
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Federica
Fede
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