Dettagli Recensione
Profumo d’Oriente
Quando leggo un libro di cui mi sono appassionata, alla conclusione, trascorro un periodo di “vedovanza”, di disinteresse alla lettura, più o meno lungo. Forse per assaporare il libro appena finito o forse per paura di essere delusa di un confronto, avendo ancora chiaro il sapore del precedente. La mia ultima vedovanza è durata qualche mese e ho riaperto le danze delle mie letture con Seta. Per me è stato il primo Romanzo di Barrico ma da tempo volevo conoscere questo autore.
Beh, che dire, mi è piaciuto tantissimo!
Ho amato questo stile sintetico, delicato, apparentemente asettico ma che ti trasporta nei sentimenti del protagonista fino a farti impersonare i suoi sogni, i suoi desideri e le sue paure.
Ho vissuto la crescita morale del protagonista, non ambizioso, che godeva della poca felicità e fortuna della vita (anche questa non sudata ma capitata giusto per caso). Sembra che Herné non abbia scelto nulla del suo vissuto ma che gli sia stato quasi tutto imposto. Descrive la moglie con tenerezza, non passione ma amore. E nel trascorrere della vita gli capita, così senza lottare ne fare resistenza, la possibilità di raggiungere mondo lontani per il bene della comunità economica della sua zona: il Giappone.
È travolgente la descrizione di questa cultura e popolazione molto differente dalla Francia di fine 1800.
Si assapora la tradizione di un Giappone di una volta.
La storia d’amore (platonica) in sè non è nulla di innovativo. La fine con la scoperta di un animo della moglie (post mortem) superiore a quanto l’avesse mai giudicata in vita anche questo non ha nulla di innovativo.
La consapevolezza che il vero amore sia stato quello vissuto piuttosto che quello sognato anche questa strada è stata già percorsa da altro romanzi sentimentali.
Quello per cui, quindi, reputo molto valido questo libro non è la trama in sé, ma lo stile in cui è trattato il Romanzo e il meraviglioso profumo delle atmosfere di oriente del secolo XIX.