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Cadrò, sognando di volare
 
Cadrò, sognando di volare 2020-07-10 08:43:05 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    10 Luglio, 2020
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Bellissimo

Fabio è un giovane che sta finendo l'università, gli manca solo la tesi per laurearsi in giurisprudenza
e parte per il servizio civile in modo da completarla in tranquillità. Viene mandato in un posto tra i monti a fare l'educatore ma scopre che non c'è nessuno da educare perchè al posto della scuola ora c'è un ricovero per preti in pensione.
Il direttore , Don Basagni, è un vecchio scorbutico e solitario, costretto a letto tutto il giorno, il compito di Fabio è quello di lavarlo ogni giorno.
Il luogo non ispira particolare gioia, l'unica compagnia sono un vecchio prete svitato che passa le giornate a riparare un malandato scuolabus, una donna che cucina e fa le pulizie e sua figlia Gina che si crede una gallina.
Fabio non sembra vivere questi giorni come il preludio al compimento delle sue aspirazioni, cioè la laurea ed il lavoro in uno studio legale, perchè in realtà a lui della laurea in giurisprudenza non importa nulla, sente che non è la sua strada.
Nel frattempo al ricovero Fabio scopre di avere in comune con Don Basagni la passione per il ciclismo, siamo nel 1998 e Marco Pantani sta appassionando milioni di italiani con le sue imprese.
Comincia il parallelo tra il protagonista e il campione, la difficoltà delle scelte degli uomini soli, solo è il Pirata su quella bici , solo anche Fabio che ha un peso sul cuore con cui fa i conti ogni giorno e che non
riesce a confidare a nessuno. Fabio sa che quella dell'avvocato non è la sua strada ma quella su cui si è lasciato portare dalle decisioni altrui e da un destino beffardo e crudele, scoprirà presto che è "inutile sapere qual'è la cosa giusta da fare se poi non hai il coraggio di farla" come gli suggerisce il cantante dei Doors, suo gruppo musicale preferito e colonna sonora di quei giorni, in sogno.
E mentre Pantani decide di partecipare al Tour de France dopo la scomparsa dell'uomo che più di tutti aveva creduto in lui e lo fa a suo modo con dignità, coraggio, umiltà, dedizione, Fabio ha davanti a se un bivio, quello che da una parte lo porta di nuovo immeritatamente ad avere una via d'uscita e dall'altra a fare la scelta che sa essere quella giusta ma soprattutto corretta.
Sarà Don Basagni con i suoi modi spicci e il suo esempio, mettendosi a nudo come uomo che fa cadere la maschera dell'ipocrisia dei luoghi comuni e si mostra come uomo e peccatore a far capire a Fabio che
le nostre scelte diranno chi siamo veramente , se accettiamo un compromesso o qualcosa che non vogliamo e non meritiamo tradiamo prima di tutto noi stessi.
E la cavalcata del Pirata verso il trionfo fatta di fatica, dolore, sogni, speranze e determinazione diventerà il cammino meno epico meno trionfale e celebrato di Fabio verso un domani meno glorioso di quello che qualcuno gli aveva programmato ma più limpido e soprattutto davvero suo.
Un racconto che si legge d'un fiato e che tra l'altro rende omaggio come pochi alla figura dell'uomo Pantani celata dietro al campione, alle sofferenze, alla solitudine, all'orgoglio e alla passione come per farci capire che un uomo così non bara mai nella vita e nemmeno nello sport, Genovesi non lo dice esplicitamente ma la straordinarietà del suo racconto è che tu lettore lo pensi, lo senti leggendo queste pagine che trasformano in polvere tutte le miserie attribuite alle debolezze vere e presunte di Pantani che mentre leggi torna lassù dove lo ricorderemo sempre , in sella alla sua bici a fare fatica in salita,
non necessariamente a trionfare, perché il campione vero non è quello che vince sempre ma quello che non molla mai comunque vada.
Bellissimo.

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