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Capirsi e capire il mondo
Intanto, dopo aver letto “Il Colibrì” di Sandro Veronesi il mese scorso, mi cimento in questo romanzo drammatico di cui ho sentito parlare benissimo nelle varie recensioni sui social. Sia il libro di Veronesi (trovate la recensione qui) sia questo, sono nella Cinquina (ops! sestina. Scusate, ora vi spiego. Quest’ anno è stata applicata la regola per la quale nella cinquina finale deve essere presente almeno un libro di una Casa Editrice indipendente e/o piccola, e siccome i cinque libri più votati erano tutti di CE “mainstream”, è stato aggiunto “Febbre” di Jonathan Bazzi della Fandango) di finalisti del Premio Strega 2020 che verrà decretato il 2 luglio prossimo.
Il romanzo di Daniele Mencarelli ha già vinto il Premio Strega Giovani 2020.
Il romanzo racconta di 7 giorni della vita dell’autore. 7 giorni passati in ospedale per un TSO dopo che una sera, in preda ad un delirio di rabbia la famiglia ha deciso di chiamare i soccorsi sia per lui, sia per il padre vittima di un malore.
Daniele ha appena 20 anni e ha una vita sempre in bilico tra follia e depressione acuita anche dall’uso smodato di droghe di tutti i tipi. Dentro a quel reparto psichiatrico conoscerà altri personaggi che lo aiuteranno a capire meglio il suo disagio ed arrivare, dopo un dolore non più privato, a cercare di uscirne e vivere finalmente una vita degna di essere vissuta.
Questo romanzo, seguendo tutte le recensioni entusiaste in cui mi sono imbattuta in questi mesi, avrebbe dovuto essere fantastico. Ed è fantastico. Un memoire fortissimo e a tratti cattivo che ci svela un momento della vita dell’autore che non conoscevamo – almeno parecchi di noi non conoscevamo – e che ci ha raccontato con un piglio da grande scrittore. Durante la lettura mi sono soffermata più e più volte su molte frasi e su molti pensieri messi nero su bianco e che mi hanno fatto riflettere su quello che credo, in misura molto minore e senza ad arrivare ad un problema psichiatrico, mi affligga: sentire tutto il dolore del mondo.
Daniele sente il dolore di chiunque, umano o animale che sia e se ne cruccia perché non può farci niente. Questo lo porta ad iniziare a provare una rabbia cieca che mitiga solo in parte con le droghe e che lo fa cadere parecchie volte. La sua mente reagisce al dolore altrui facendolo proprio e tutto questo male deve uscire da lui in altro modo: con attacchi di rabbia come quello che lo prende il giorno in cui distrugge casa sua e viene ricoverato.
Vorrei avere una corazza, un’armatura del miglior ferro, capace di tenermi distante dalle cose, vorrei non disperarmi per la disperazione degli altri,
La scrittura è colloquiale, stiamo leggendo le pagine di un diario personale e infatti l’elemento “flusso di coscienza” è molto presente in queste pagine anche se non reiterato. Mencarelli predilige il racconto quasi in presa diretta per i fatti che accadono in quei 7 giorni richiuso nel reparto psichiatrico e per quanto riguarda i sentimenti e i pensieri da loro nati si nota il lavoro di interiorizzazione fatto a posteriori, anche di decenni secondo me.
Un romanzo crudo e che dice la verità, senza filtri, senza paura, senza inutili piagnistei. Un romanzo che merita sicuramente il premio che ha vinto, votato dalla giuria di adolescenti per il Premio Strega Giovani perché con gli occhi di un adulto di, ormai, più di quarant’anni è riuscito a guardarsi dentro fin nel centro dell’anima e della memoria, a tratti disperatamente, per farci conoscere un pezzo importante di lui e facendo questo ha fatto conoscere a noi, un pezzo del puzzle della nostra mente che, fino ad ora superati anche io i quaranta, non avevo mai capito fino in fondo.
Vi consiglio la lettura di questo romanzo perché, forse, provando a fare un pronostico così, en passant, vincerà il Premio Strega 2020 e voi potrete disquisire con i vostri amici letterati forti del fatto che “io l’ho già letto e posso dire che…”.
Volete mettere la soddisfazione?