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La frontiera morta
Il giovane tenente Giovanni Drogo, fresco di nomina, parte per la sua prima destinazione dopo l'accademia. La meta è lontana dal suo paese e all'arrivo l'ansia si farà sentire perché lui è diretto alla Fortezza Bastiani:
“I muri nudi ed umidi, il silenzio, lo squallore delle luci: tutti là dentro parevano essersi dimenticati che in qualche parte del mondo esistevano fiori, donne ridenti, case allegre e ospitali. Tutto là dentro era una rinuncia, ma per chi, per quale misterioso bene?”
La Fortezza Bastiani è l'ultimo avamposto di confine, davanti a sé ha solo il deserto, un deserto che in passato si dice fosse dei Tartari, ma oggi si presenta come una vera frontiera morta o almeno questo è quello che pensano al comando, perché all'interno della fortezza il pensiero è un altro.
Drogo senza rendersene conto entrerà a far parte di questo sistema e soprattutto della mania che aleggia all'interno della fortezza.
“I corvi nidificano e le rondini se ne vanno.”
Dino Buzzati crea un romanzo davvero particolare, che colpisce per cose che all'interno di altri romanzi non potresti apprezzare. Nel romanzo non succede praticamente niente, quasi inesistenti i colpi di scena e la trama procede piatta; ma sono questi per me i punti di forza del romanzo, non siamo distratti, siamo sempre concentrati e possiamo andare oltre le parole e gli eventi.
“A poco a poco la fiducia si affievoliva. Difficile è credere in una cosa quando si è soli, e non se ne può parlare con alcuno. Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre, il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.”
Un romanzo riflessivo, non adatto a tutti e sicuramente incisivo.
Buona lettura!