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Elsa e Adele
L’ultimo libro del regista Ferzan Ozpetek è uno di quei romanzi che una volta iniziato ti trascina, ti cattura, non riesci a lasciarlo. Sostanzialmente è un thriller ma è anche un racconto di vite, presenti e passate, un materiale che Ozpetek sa utilizzare in modo magistrale nella scrittura come nel cinema. In breve la trama: a casa di Sergio e Giovanna sono attese per un pranzo domenicale di fine giugno altre due coppie, Elena e Giulio e Leonardo e Annamaria, ma prima del loro arrivo suona il campanello Elsa Corti, un’anziana signora un po’ svanita che sta cercando la sorella. Si scopre che la sorella di Elsa, Adele Conforti, è l’ex proprietaria di quell’appartamento dove aveva vissuto per cinquant’anni prima di venderlo a Sergio e Giovanna. Elsa viene invitata a pranzo dal gruppo di amici incuriositi dalla sua strana personalità e dalla storia che sembra portarsi dietro. Elsa non ha più visto né parlato con la sorella da cinquant’anni ed ha nella borsa un pacchetto chiuso con un nastro di lettere intonse, rispedite al mittente.
Non voglio raccontare di più dello splendido, trascinante intreccio che Ozpetek dipana lentamente; pagina dopo pagina ci fa conoscere Elsa tramite le lettere spedite alla sorella e Adele dalla sua stessa voce, in un lungo racconto, davanti al gruppo di amici rapito, in un assolato pomeriggio domenicale. Due sorelle, un legame forte, stretto ancora di più da un’infanzia traumatica e solitaria, un segreto che ha cambiato e diviso le loro vite.
Ma in “Come un respiro” alla storia delle due sorelle si intrecciano anche le storie e i segreti della vita del gruppo di amici come se lo svelarsi del mistero che ha diviso Adele ed Elsa chiarisca anche la natura, i sentimenti e i pensieri di Sergio, Leonardo, Giulio, Annamaria, Giovanna ed Elena.
Come usa fare nei suoi film anche in questo romanzo il regista inserisce omaggi personali alla sua vita, alla sua arte, l’amore per la stupenda e calda Istambul, gli hamam, la luce sul Bosforo. Questo libro conquista anche per la scrittura fluida, cinematografica, trascinante che a mio avviso raggiunge il punto più alto nell’ultima scena, quella del commiato di Adele dal gruppo, dove Ozpetek inserisce quel tocco di misterico che si percepisce anche in quasi tutti i suoi film e che lascia spiazzati ma soddisfatti come se tutto fosse realmente andato a posto.
“Poco importa: la vita scorre come un respiro. E dentro ci lascia la nostalgia per ciò che avremmo potuto fare e la consapevolezza di ciò che siamo diventate”
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Commenti
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L'anello è un simbolo di una vita sprecata vissuta senza amore.
Il gesto di Adele nel tirare fuori l'anello fa capire che ha condotto una vita (frivola e vuota) simile ad Elsa e a quella donna che Elsa incontra alla stazione di Venezia.
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Ciao, Manuela