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Sentirsi dimezzati
"Io penso che il divertimento sia una cosa seria", afferma Italo Calvino in un'intervista del 1983. Sta proprio nella straordinaria miscela di divertimento e serietà la magia di questa lettura: la capacità di proporre una riflessione su un tema quantomai importante quale l’identità e la diversità, senza però rinunciare alla piacevolezza e alla buona compagnia che la pagina scritta sa regalare.
Sembrerebbe una semplice fiaba. Il visconte Medardo di Terralba, partito alla volta della Boemia per combattere i turchi, torna in terra natia con una bizzarra menomazione: solo mezzo corpo è sopravvissuto alla battaglia, e trattasi purtroppo della metà cattiva. Mentre il Profilo Gramo getta gratuito terrore nel borgo e si diverte a dividere in due tutto il creato, fa inaspettatamente ritorno a Terralba anche il Profilo Buono, che comincia a ricucire e rattoppare ciò che l’altro mezzo ha tagliato. Troppo crudele l’uno, troppo amorevole il secondo, che scontro sia. Solo su una cosa Gramo e Buono sono concordi: essere dimezzati è l’unico modo per capire davvero la realtà.
“Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l'aria; credevo di veder tutto e non era che la scorza”.
Ecco così che la riflessione si sposta dal piano della favola e abbraccia tutti gli uomini che si credono interi e, in quanto tali, portatori di verità assolute e definitive. Invece, siamo tutti imperfetti e incompleti, e solo la mutilazione - intesa come presa di coscienza delle vulnerabilità, delle diversità e delle miserie umane - consente di osservare il mondo con la pietà e la comprensione di chi sa di portare dentro di sé il buono e il gramo, il giusto e lo sbagliato, il perfetto e il frammentato. Altrimenti, si rischia di restare staccati dall’umanità vera, come la medicina del dottor Trelawney, che non cura le persone, o la tecnica di Mastro Pietrochiodo, che produce macchine perfette solo per impiccare.
“Questo è il bene dell'essere dimezzato: il capire d'ogni persona e cosa al mondo la pena che ognuno e ognuna ha per la propria incompletezza. […] Ecco ora io ho una fraternità che prima, da intero, non conoscevo: quella con tutte le mutilazioni e le mancanze del mondo”.
Forse, se tutti ci sentissimo un po’ più dimezzati, il mondo sarebbe un po’ più completo.
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Commenti
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Appena possibile, leggerò "Lezioni americane", i vostri commenti sul sito mi hanno incuriosito molto.
Grazie per il commento,
Manuela
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