Dettagli Recensione
So-li-da-rie-tà!
Questo libro si ispira ad una vicenda storica poco nota, o almeno io non la conoscevo. Nel dopoguerra molte famiglie si trovarono a vivere situazioni di estrema povera e indigenza soprattutto al sud. Il partito Comunista ideò un progetto per aiutare queste famiglie povere, organizzava dei treni che portavano questi bambini poveri al nord, in Emilia, dove venivano ospitati per qualche tempo da famiglie del luogo che li trattavano come figli propri, il tutto in nome della solidarietà.
La storia narra di uno di questi bambini, Amerigo, che vive solo con la mamma in un vicolo di Napoli. I due campano di espedienti, Amerigo non ha mai avuto un paio di scarpe e passa le sue giornate a guardare quelle degli altri. Sua mamma è una donna che la vita ha fatto diventare molto rude e poco affettiva. Questo è tutto il mondo di Amerigo, finché un giorno non viene caricato su un treno diretto al nord. La paura è tanta così come i pregiudizi, i comunisti lo porteranno in Siberia e gli mangeranno le mani? Invece il bambino troverà una famiglia pronta ad amarlo, ad insegnargli tante cose che lui non aveva mai visto prima, conoscerà un mondo nuovo fatto di scuola, cibo, l'amore per la musica. Quando poi sarà il momento di tornare a casa, Amerigo si renderà conto che quello non è più il suo mondo e inizia a vergognarsi di quello che era.
È un libro ben scritto dal punto di vista del bambino, abbiamo modo tramite i suoi occhi di vedere tutta la magia e lo stupore del prima, e la rabbia e la rassegnazione del dopo. Amerigo è un bambino che ha avuto un'opportunità, però a che prezzo? Ha dovuto rinunciare a una parte di sé per diventare una persona nuova e alcuni sensi di colpa se li porterà dietro a lungo. Credo sia un libro molto realistico, raccontato con una delicatezza e una sensibilità uniche. Forse anche oggigiorno servirebbe più altruismo e solidarietà, chissà che non potremmo scoprire un lato migliore di noi stessi e avere un regalo dalla vita.