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La ragazza di Bube
 
La ragazza di Bube 2020-05-14 07:53:06 lapis
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
lapis Opinione inserita da lapis    14 Mag, 2020
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Eroina della vita

Ci immaginiamo gli eroi come personaggi dalla volontà granitica, armati di spade forgiate in una fucina di ferro o di ideali, nell’atto di affrontare imprese straordinarie. Ma c’è un eroismo diverso, estraneo ai campi di battaglia o alle gesta destinate ai libri di scuola, che si manifesta in ogni bivio doloroso che la vita ci mette davanti. Per scegliere la strada della generosità, dell’abnegazione, dell’amore serve coraggio, il coraggio degli eroi. È questo l’eroismo della “ragazza di Bube”.

Nel 1945, nei giorni della Liberazione, Mara ha solo sedici anni. La politica e i comitati non sono cosa per lei, tutto quel che vorrebbe è un po’ di spensieratezza, di allegria. Un paio di scarpe dal tacco alto da sfoggiare in paese, una canzonetta da ballare, un giovanotto con cui civettare. È così che diventa la ragazza di Bube, giovane partigiano. Per caso, per far invidia alle amiche, perché la parola fidanzamento sembra un soffio di vento profumato, che volerà via così come è arrivato. Le parole, però, possono dimostrarsi pesanti come macigni. In virtù di quella promessa regalata quasi per gioco, Mara si ritroverà per sempre legata al destino di Bube, fidanzata a un uomo che ha ucciso, a un ricercato, a un esule.

Il tempo scorre nella lontananza e diventerebbe sempre più semplice, per Mara, sciogliere quel vincolo basato su un ricordo d’amore ormai sempre più sbiadito, assecondare le promesse di felicità che la giovinezza le sussurra all’orecchio ogni notte. Invece Mara si scopre forte, determinata, coraggiosa. Non per innamoramento, e nemmeno per ideale, ma perché davanti al volto del dolore, il cuore le impone di non girarsi dall’altra parte. E in quel giovanotto ritrovatosi adolescente con una rivoltella in mano, spinto alla violenza e alla vendetta in una lotta fratricida, cresciuto senza un padre che lo aiutasse a capire, a cambiare, a non sbagliare, lei vede tutto il dolore della povera gente, vittima dell’insicurezza, della storia, dell’odio. E sceglie allora una difficile strada d’amore.

La forza di questo straordinario romanzo sta nella semplicità. Semplici sono le immagini che ci propone: dolci colline sullo sfondo, fotografie di gente ancora ferita dalla guerra, scorci di una vita di paese in bianco e nero che è facile raffigurarsi nella mente. Semplici sono le parole, dialoghi che risuonano della cadenza toscana e di un lessico popolare. Semplice è la mite e indistruttibile moralità di Mara, che la guiderà in questo percorso di crescita e comprensione, trasformandola in una delle tante eroine della vita.

"È cattiva la gente che non ha provato dolore. Perché quando si prova il dolore, non si può più voler male a nessuno"

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Commenti

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Manuela, hai ragione, questo romanzo ha in sé una "forza" narrativa basata anche sulla 'semplicità' dello stile, che ho trovato assai gradevole.
Bellissima l'analisi psicologica ed esistenziale del percorso di crescita di Mara, da ragazzina superficiale a donna consapevole capace di scelte non facili. Diversamente da Bube, che rimane statico dietro il suo scudo ideologico.
Letto tanto tempo fa, dovrei riprenderlo in mano.
Ciao Manu, mi sono ritrovata nelle tue parole, questo è un libro che come hai detto te è semplice ma lascia veramente tanto..ho adorato Mara in tutta la sua evoluzione!
Brava!
Fede
Letto qualche anno fa lo ricordo con vero piacere, una scrittura lineare e cristallina, una storia che ho apprezzato. Ho in mente da mesi Il taglio del bosco, ma momento sono presa da altre incombenze letterarie! Bella recensione Manu
In risposta ad un precedente commento
lapis
16 Mag, 2020
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Ciao Emilio, sì, io ho trovato davvero straordinaria la capacità di coniugare semplicità e immediatezza di stile alla complessità del percorso psicologico di Mara, che non ha nulla di semplice ed è il vero cuore del romanzo. Mi ha lasciato molto.
Grazie come sempre per gli interessanti commenti.
Un caro saluto,
Manuela
In risposta ad un precedente commento
lapis
16 Mag, 2020
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Ciao Laura, per me è stata una prima lettura ma credo sia uno di quei testi che a una seconda lettura hanno ancora tanto da comunicare.
Grazie per l'attenzione,
Manuela
In risposta ad un precedente commento
lapis
16 Mag, 2020
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Ciao Fede, grazie mille. Chiusa l'ultima pagina è questa sensazione di portarsi con sè qualcosa che fa la differenza e Mara è sicuramente un personaggio che difficilmente dimenticherò!
Un abbraccio,
Manu
In risposta ad un precedente commento
lapis
16 Mag, 2020
Ultimo aggiornamento:
16 Mag, 2020
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Grazie, Marianna. Devo essere sincera, questo è l'unico romanzo che ho letto di Cassola, su "Il taglio del bosco" posso solo dire che leggerei volentieri eventuali tuoi contributi, per saperne di più!
Il problema è che la lista è sempre troppo lunga rispetto al tempo a disposizione :)
Valepepi
28 Marzo, 2023
Ultimo aggiornamento:
29 Marzo, 2023
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Di Cassola, ho letto e apprezzato "Storia di Ada" e "La Maestra" e trovo che questa tua bella recensione, che pure si riferisce ad altro romanzo e personaggi, ben aderisca anche a quelli letti da me. Cassola mi ricorda molto Ginzburg, forse poiché appartiene e narra di una medesima generazione, quella della resistenza, intesa non solo come momento storico-politico, ma anche come modo di affrontare la vita, resistendo appunto e guardando in volto il dolore, senza girarsi dall'altra parte.
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