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Eroina della vita
Ci immaginiamo gli eroi come personaggi dalla volontà granitica, armati di spade forgiate in una fucina di ferro o di ideali, nell’atto di affrontare imprese straordinarie. Ma c’è un eroismo diverso, estraneo ai campi di battaglia o alle gesta destinate ai libri di scuola, che si manifesta in ogni bivio doloroso che la vita ci mette davanti. Per scegliere la strada della generosità, dell’abnegazione, dell’amore serve coraggio, il coraggio degli eroi. È questo l’eroismo della “ragazza di Bube”.
Nel 1945, nei giorni della Liberazione, Mara ha solo sedici anni. La politica e i comitati non sono cosa per lei, tutto quel che vorrebbe è un po’ di spensieratezza, di allegria. Un paio di scarpe dal tacco alto da sfoggiare in paese, una canzonetta da ballare, un giovanotto con cui civettare. È così che diventa la ragazza di Bube, giovane partigiano. Per caso, per far invidia alle amiche, perché la parola fidanzamento sembra un soffio di vento profumato, che volerà via così come è arrivato. Le parole, però, possono dimostrarsi pesanti come macigni. In virtù di quella promessa regalata quasi per gioco, Mara si ritroverà per sempre legata al destino di Bube, fidanzata a un uomo che ha ucciso, a un ricercato, a un esule.
Il tempo scorre nella lontananza e diventerebbe sempre più semplice, per Mara, sciogliere quel vincolo basato su un ricordo d’amore ormai sempre più sbiadito, assecondare le promesse di felicità che la giovinezza le sussurra all’orecchio ogni notte. Invece Mara si scopre forte, determinata, coraggiosa. Non per innamoramento, e nemmeno per ideale, ma perché davanti al volto del dolore, il cuore le impone di non girarsi dall’altra parte. E in quel giovanotto ritrovatosi adolescente con una rivoltella in mano, spinto alla violenza e alla vendetta in una lotta fratricida, cresciuto senza un padre che lo aiutasse a capire, a cambiare, a non sbagliare, lei vede tutto il dolore della povera gente, vittima dell’insicurezza, della storia, dell’odio. E sceglie allora una difficile strada d’amore.
La forza di questo straordinario romanzo sta nella semplicità. Semplici sono le immagini che ci propone: dolci colline sullo sfondo, fotografie di gente ancora ferita dalla guerra, scorci di una vita di paese in bianco e nero che è facile raffigurarsi nella mente. Semplici sono le parole, dialoghi che risuonano della cadenza toscana e di un lessico popolare. Semplice è la mite e indistruttibile moralità di Mara, che la guiderà in questo percorso di crescita e comprensione, trasformandola in una delle tante eroine della vita.
"È cattiva la gente che non ha provato dolore. Perché quando si prova il dolore, non si può più voler male a nessuno"
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Commenti
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Brava!
Fede
Grazie come sempre per gli interessanti commenti.
Un caro saluto,
Manuela
Grazie per l'attenzione,
Manuela
Un abbraccio,
Manu
Il problema è che la lista è sempre troppo lunga rispetto al tempo a disposizione :)
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Bellissima l'analisi psicologica ed esistenziale del percorso di crescita di Mara, da ragazzina superficiale a donna consapevole capace di scelte non facili. Diversamente da Bube, che rimane statico dietro il suo scudo ideologico.