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Eppure non era romano
Con mia somma sorpresa, vengo a sapere che il Pasolini non era romano, bensì romagnolo.....
Eppure se c'è stato uno scrittore che abbia saputo descrivere in maniera fedele, appassionata, reale e profonda lo spirito e la vita della popolazione di Roma, quello è stato proprio il Pier Paolo Pasolini.
Per mia opinione, egli rappresenta insieme al Moravia (che però romano lo era fin dalla nascita) i due massimi rappresentanti della descrizione della romanità più pura, intesa come modo di vivere, di sopravvivere, di lottare e poi alla fine di cedere alla realtà.
Con una grande differenza: il Pasolini amava le classi povere, i giovani senza speranza di borgata, i reitti, i picari, le prostitute, i ragazzi di vita, i delinquenti dal "core bono", il Moravia, invece soffermava la sua attenzione sui quartieri bene, sui ragazzi di alta borghesia. Prati contro Portuense. Piazza di Spagna contro Ostia centro.
Se si vuol comprendere affondo l'animo di una Roma ormai sparita e dimenticata, superata dal progresso e oramai popolata da una generazione di fanciulli appiattiti dai social network e dagli smartphone, allora ci si deve "sporcare le mani" con questi due scrittori.
"Ragazzi di vita" ha uno stile tipico del Maestro Dostoevskij. La ricerca vana, del perdente, di una via di uscita di un attimo di felicità.
Come il genio russo, che amava visceralmente la meravigliosa e regale San Pietroburgo, il poeta emiliano era talmente affascinato da Roma e le sue borgate, da diventare quasi un fanatico della vita di questi miserabili giovanotti che vagavano senza meta per le strade polveroso e infangate della capitale, negli anni del dopo guerra, quando ancora il boom economico, non aveva fatto breccia nella povertà e disperazione dilagante.
Ci sono scene poetiche e spietate in questo romanzo di vita, come quando questi cenciosi "pischelletti" fanno irruzione in una baracca e la donna che serve loro il caffè si scusa per non avere zucchero ad addolcire la bevanda e il povero giovine le dice che è già tanto se possono gustarsi un caffè nero, servito e caldo.
Oppure i giochi disperati lungo i margini del "biondo" Tevere, che inghiotte da sempre vite e speranze di tanti disperati attratti dalle sue torbide acque per porre fine alla loro vita.
Un paio di sere fa, ho rivisto il capolavoro del regista Pasolini "Accattone".
Altra amarissima riflessione sulle iniquità della vita, che come diceva un mio professore: tutti noi siamo "condannati" o "esaltati" nel nascere da tre fattori determinanti: il contesto sociale ed economico della nostra famiglia, il nostro aspetto fisico e naturalmente lo stato di salute che ci viene dato.
Ecco leggendo Pasolini o vedendo i suoi film si intuisce come a certe condizioni di povertà e ignoranza "atavica" non vi sia possibilità di redenzione.
Leggere Pasolini e Moravia significa fare un viaggio a Roma, un viaggio senza comodità e senza speranza di avere un lieto fine.
Indicazioni utili
La disobbedienza di Moravia
Gli indifferenti di Moravia
Commenti
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Ma questo libro "ragazzi di vita" e il film "accattone" debbo dire che sono dei piccoli capolavori, soprattutto se si vuol avere un'idea di cosa sia la vera "romanità" non intesa come quella di oggi che non centra nulla con il vero spirito romano di un tempo. Con questi giovani alienati davanti a internet e smart phone.....insomma con Pasolini si entra in contatto con la vera Roma popolare e spietata.
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