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Il basilico di Palazzo Galletti
 
Il basilico di Palazzo Galletti 2020-05-08 16:53:25 cesare giardini
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
5.0
cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    08 Mag, 2020
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Un delitto a Palazzo Galletti.

In primo piano Palermo, “bella e morbosa”, come la definisce l’autrice. Una città unica, con i suoi vicoli, le sue viuzze trafficate, i suoi palazzi fatiscenti un tempo dimore nobiliari, ora abbandonati, rifugio di diseredati e nascondiglio di malavitosi. Una città piena di luci e ombre, appiccicosa sotto il bruciante sole di ferragosto, ricettacolo di vizi e virtù, laddove le dimore sfarzose delle famiglie che contano fanno da contraltare a piazzette ed angoli dimenticati, maleodoranti di rifiuti, palcoscenico indiscusso di un’umanità colorata e vivace, allergica a divieti, leggi e regolamenti.
Sullo sfondo di questa città così bella e piena di contraddizioni, ecco, a sbalzo, i personaggi della storia, quelli che spiccano di più. Sono due commissari di polizia. Lei, Marò Pajno, una donna ancora bella, decisa, amante della buona cucina e ottima cuoca, lui, Sasà D’Alessandro, rozzo, grossolano, deluso dalla vita e dal lavoro. I due si vogliono bene a modo loro, a volte convivono, lei lo ritiene il suo fidanzato, lui è stanco, sfiduciato, non vede l’ora di mollarla. Un delitto li accomuna nelle indagini: a Palazzo Galletti, una vecchia e malandata dimora che aveva conosciuto fasti d’altri tempi, divenuta poi bordello e infine abbandonata, viene barbaramente uccisa una ragazza d’alto lignaggio, Giulia, che, affetta da una rara malattia, lo xeroderma pigmentoso, aveva lasciato la famiglia (i nobili Arcuri) per vivere da sola in un appartamento del palazzo, lontana dai suoi e soprattutto (lo richiede la malattia) dalle luci del giorno. La giovane è bella, diafana, è incline ad inquietanti incontri amorosi variamente declinati: non disdegna incontri a tre e, durante uno di questi, accade l’imprevedibile. Le indagini procedono a rilento, Marò scava nella famiglia della vittima, nelle sue conoscenze, evita che venga incolpato un poveraccio mentalmente ritardato che si rifugiava nei meandri del palazzo e provvedeva a bagnare periodicamente le piantine di basilico sul balcone della ragazza (da qui il titolo!). Alla fine i colpevoli confessano, Sasà lascia definitivamente la sua compagna che però, vedi i casi della vita!, trova consolazione in modo imprevedibile ed inatteso.
Il romanzo si legge piacevolmente, i personaggi hanno un loro spessore ben definito, la storia è ben costruita anche se il finale, intendo la conclusione delle indagini e l’individuazione dei colpevoli, appare un po’ affrettato e sbrigativo. Traspare dal racconto la simpatia umana per le figure secondarie: vedi, ad esempio, quel Karol, vagabondo dell’Est, che dorme per strada, tiene pulito il suo giaciglio e lava i panni nella fontana della piazza, sempre pronto ad aiutare in qualche modo il prossimo, oppure quella Maria, la “buttana”, che staziona davanti a Palazzo Galletti, piena di umanità e dispensatrice di buoni consigli. Negativi in genere i giudizi sulle persone di rango: pochi sono i cosiddetti “nobili” che si salvano (ad esempio la madre di Giulia, dolente e compassionevole), altezzosi o frivoli quelli che contano, come il questore Bellomo e il viscido medico legale Burgio.
Negli ultimi capitoli ritorna prepotente in primo piano Palermo, con i suoi colori e la sua voglia di vivere: è passato Ferragosto, si prepara la festa della patrona Santa Rosalia, il caldo e l’arsura feroce sono interrotti da violenti temporali, con pioggia e grandine che mitigano la siccità e lasciano spazio al sereno, “ una distesa di stelle lucide come argento… su una città grata e finalmente paga”. E il 4 settembre ecco la cosiddetta “acchianata”, la salita del popolo in festa al Santuario della Santuzza, in cima al Monte Pellegrino, in un tripudio di bancarelle chiassose, luci, canzoni napoletane, rosari e litanie…
Alla fine del romanzo, un utile glossario con la traduzione in italiano dei termini e delle frasi in dialetto siciliano.



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Gli altri romanzi di Giuseppina Torregrossa.
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