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Il sergente nella neve
 
Il sergente nella neve 2020-04-29 20:35:53 Valerio91
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3.8
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    29 Aprile, 2020
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Un libro fedele a sé stesso

Avevo questo libro in coda già da un po', ma ancora non mi ero deciso a iniziarlo. Negli ultimi giorni però, mi sono imbattuto in un articolo su Focus Storia che parlava della guerra condotta da tedeschi e italiani sul fronte russo durante la Seconda Guerra Mondiale, e quest'articolo esordiva proprio con una citazione tratta da questo libro. Questo perché “Il sergente nella neve” è forse la più grande testimonianza che abbiamo di quella guerra dal punto di vista degli Alpini, visto che Mario Rigoni Stern fu un sergente maggiore che ne prese parte in prima persona.
C’è bisogno di dirlo? Neanche un giorno dopo la lettura di quell’articolo, avevo questo libro tra le mani.
La spedizione in Russia non era cominciata sotto i migliori auspici: gli Alpini non erano la divisione più adatta a condurre un'operazione militare nella steppa russa, nel pieno dell'inverno: è ovvio che fossero abituati a tutto un altro tipo di scenario. L’equipaggiamento, poi, non era dei migliori, non solo per quanto riguardava le armi ma anche per l'abbigliamento troppo leggero con cui si misero in viaggio. Ma saranno lì, e terranno bene botta ai russi sulla riva del fiume Don. Tuttavia, quando saranno costretti a ritirarsi, comincerà un devastante cammino che li vedrà cadere come mosche, provati duramente nel corpo e nell’anima. Il nemico è costantemente alle loro spalle, nascosto in ogni angolo, e quegli uomini si chiedono continuamente se arriveranno mai a “baita”, pur sapendo nel profondo del cuore che se anche dovessero farlo nulla sarà mai come prima.
“Il sergente nella neve” è una testimonianza straziante e a tratti poetica di questo cammino orrorifico che mette un ulteriore punto esclamativo sulla follia della guerra, con la potenza che poteva metterci solo una persona che l’ha vissuta in prima persona. Rigoni Stern rende perfettamente questa situazione pazzesca, mettendo in risalto quella creazione straordinaria che è il corpo umano, che seppur sottoposto alle prove più impensabili è deciso a non cedere. Ma la forza dell’uomo non sta solo nel corpo, ma anche nell’anima; nell’essere capace di dividersi e resistere a sconvolgimenti emotivi dovuti al dolore continuo causato dalle perdite dei compagni e dalla pressione di una situazione disperata, eppure serbare in sé la speranza e voglia di sopravvivere anche nel grigiore estremo d’un viaggio in mezzo al gelo e alla neve, tra un isba e l’altra.
Sembrerà che io abbia amato questo libro, ma non è proprio così. Diciamo che forse il termine più adatto è che lo “ammiro”. Sono perfettamente consapevole che non poteva essere scritto in modo diverso e che solo così poteva trasmettere quel che i protagonisti hanno provato, nella maniera più fedele possibile. La lettura a un certo punto si fa stancante proprio come quel viaggio che racconta; diventa ripetitiva e asfissiante. È davvero difficile per me ammetterlo, ma in certi tratti era dura proseguire proprio come lo era per il protagonista, e questo secondo me rende il tutto più veritiero e fedele che mai, pur abbassando il piacere della mia lettura.
È un libro importante, senza ombra di dubbio, ma occorre che il lettore sappia quale viaggio sta per intraprendere, prima di caricare in spalla la propria forza di volontà e cominciare.

“In quell’isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto più del rispetto che gli animali della foresta hanno l’uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini. […] Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere.”

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Commenti

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Valerio, ci sono libri che apprezziamo ma che non amiamo. Succede. Ma è bello che non si faccia coincidere la soggettiva piacevolezza di lettura con la qualità dell'opera.
Rispetta a questo libro sicuramente importantissimo e che ho trovato assai interessante di Rigoni Stern, forse mi ha toccato maggiormente "Ritorno sul Don", un viaggio che dopo decenni l'autore fa sui luoghi che l'hanno tanto coinvolto storicamente e umanamente.
Ciao Emilio,
ho anche quello (è nello stesso volume), ma credo mi prenderò una pausa prima di leggere altro dell'autore. Negare il valore di un'opera non è proprio nella mia indole... cerco sempre di esporne una visione oggettiva, per quanto possibile. In questo caso più che in altri, la soggettività andava un messa da parte perché il valore del libro è importante.
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