Dettagli Recensione
Voci, anime, volti della Storia
Ida Ramundo, vedova Mancuso, nasce nel 1903 sotto il segno del Capricorno, che inclina all’industria, alle arti e alla profezia nonché, in alcuni casi, alla follia e alla stoltezza, e quando incontra il suo aguzzino di origine tedesca e di professione elettricista in terra germanica e soldato affamato dei bisogni del corpo in terra italiaca, ha quasi trentotto anni, un lavoro da maestra con i bambini nelle scuole e un marito venuto a mancare che le ha lasciato in eredità un figlio, Nino. Anche il tedesco non manca di lasciarle un dono, un dono che Ida non preventiva ma che amerà con tutto il suo cuore, Useppe.
Ida è una donna sola, con tante paure, superstizioni e timori radicati nelle sue origini contadine, è una donna che si troverà a dover affrontare la guerra, la perdita, la privazione di beni materiali, di affetti e di legami, è una donna che sarà chiamata a far fronte alle più dure avversità della vita e che anche quando si troverà senza più niente cercherà di andare avanti per quelle due anime che nel suo piccolo cerca di proteggere. Passano gli anni, scorre il conflitto. Assistiamo al suo susseguirsi, assistiamo al cambiamento della quotidianità di uomini e donne che nelle condizioni più estreme sopravvivono e vanno avanti, osserviamo come cambia la realtà per gli ebrei (di cui Ida ha terrore essendo una parte del suo sangue “giudio”), osserviamo il rapporto con la terra, con la natura e con gli animali, respiriamo la lotta partigiana, tocchiamo con mano la povertà. Perché la guerra finisce ma il suo lascito non giunge al termine. Essa continua con il suo fantasma ad esistere negli echi del cuore e della mente di ogni salvato. Di ogni risparmiato. Di ogni anima agonizzante che per sempre si porterà quella ferita lacerante dentro. E purtroppo non sempre una rinascita è una rinascita per tutti. Ci sono casi, ci sono esistenze all’interno delle quali non c’è possibilità di un riscatto, di una seconda occasione. Perché quella malvagia sorte è sempre pronta ad attendere, a flagellare con inarrestabili frusti, interminabili colpi, dolori lancinanti da cui scaturisce un flusso inarrestabile di lacrime miste a sangue. Perché così è la vita, perché così è scritto, perché così è la sorte, perché così è la stella.
Una stella che cessa di brillare, una stella che perde la sua luce. Ma si sa, La Storia, va avanti. Si ripete in fasi cicliche, si rinnova e si ripropone con tutta la sua forza. Ma va avanti. È un tempo continuo, un tempo ininterrotto. Un tempo che ci lascia nel cuore donne, uomini, ragazzi, bambini, gatte rosse (Rossella), cagnolini (Blitz e Bella), sopravvissuti ai Lager, sopravvissuti ai bombardamenti, sopravvissuti e anche morti. Morti fisiche di persone scomparse, di persone venute a mancare, morti nel cuore e nella mente perché quel nefasto destino si è scatenato in quell’ultima inarrestabile sferza.
Un libro che si divora, un libro con tanti personaggi che si imprimono, un libro da cui è impossibile separarsi, un libro che resta. Un libro che commuove, che scuote, che fa riflettere, che tocca le corde più intime dell’anima, un libro che si ama. Un libro che è.
«Il fatto è che questi paesi sono fatti di calce, tutta roba di calce che si può spaccare e sbriciolare da un momento all’altro. Lei stessa è un pezzo di calce, e rischia di cascare in frantumi e venire spazzata via prima d’arrivare a casa. Nessuno per accompagnarla e sorreggerla, nessuno a cui chiedere aiuto. A ogni modo, chi sa mai come, ce l’ha fatta. È arrivata a Via Bodoni, è salita fino all’uscio, è dentro casa. Qui finalmente, almeno per un poco, può buttarsi giù, lasciarsi cadere in polvere.»
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Grazie come sempre, Manu
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