Dettagli Recensione
Noi che pensiamo la felicità come un'ascesa
Non contiene spoiler.
Letto tutto d'un fiato, castelli di rabbia rappresenta il mio primo libro del celebre scrittore Alessandro Baricco. Ambientato nell'immaginaria città di Quinnipak, il romanzo fa spazio a due storie parallele: quella del signor Rail e quella del Signor Pekisch. Citare unicamente questi due personaggi è assai riduttivo e semplicistico in quanto in questo romanzo ogni singolo personaggio che lo compone ha una storia, una peculiarità, una caratterista che lo rende vivo e pragmatico. Il linguaggio utilizzato è altamente musicale e ritmico. Baricco si comporta da direttore e le parole sono la sua orchestra. Tale similitudine raggiunge il picco nel giorno di San Lorenzo dove due bande partono da punti opposti della strada per poi incontrarsi nell'esatta metà. Ogni capitolo nasconde un segreto, un piccolo colpo di scena che costringe il lettore a rimanere incollato al libro. Questa è la storia del signor Rail e della sua locomotiva Elisabeth, ma anche del signor Pekisch e del suo umanofono, dell'architetto Hector Horeau e del suo Crystal Palace, di Jun e del suo libro, e di molti altri ancora. Pieno di riferimenti a fatti reali, Castelli di rabbia si colloca a metà tra idea e la realtà, tra l'impossibile e il possibile, tra la razionalità e il sentimento.