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Manzoni Verga Vassalli : una storia di vinti
Letti i due terzi di questo libro pensavo che la storia si riducesse alla cronaca di quello che doveva essere un ingiusto caso di condanna per stregoneria. Ma l’autore che sorprende per lo stile duttile ed estremamente versatile adatta e dosa la propria empatia in una sorta di climax ascendente in cui per comprendere a pieno il senso della triste avventura della protagonista è necessario che il lettore si fornisca di tutta una serie di informazioni fondamentali di carattere storico sociale e politico che circondano il piccolissimo paese di Zardino . Utilizzo il verbo “circondano” perché tutta la narrazione si incentra sulle vicende degli abitanti del paesello che scorrono in modo del tutto avulso e parallelo a quelle della vita politica dell intera Italia ma anche dell’allora Ducato di Milano e di Novara che ne faceva parte. Le guerre di religione L editto di Nantes, L avvento del metodo scientifico , la Controriforma erano avvenimenti vicini vicinissimi ma A Zardino tutto ciò che succede si narra e si spiega con gli occhi della gente che ci viveva , molti eventi rimangono degli interrogativi a cui i contadini non potevano dar risposta per il semplice motivo che in alcun modo potevano o dovevano esserne coinvolti. Degli esseri viventi totalmente invisibili agli occhi della realtà e dei potenti e a cui non sarebbe toccato altro che di subire gli eventi o esserne strumenti inconsapevoli ,i fili di una trama che qualcun altro era destinato a tessere. Si tratta in fondo di un racconto di vinti , descritto in maniera più feroce del realismo verghiano dove L’ inquietudine del progresso non è vissuta con una certa consapevolezza ma rimane una attesa o un’illusione che non si palesa mai ma trascinerà i suoi destinatari a tempo debito. Non si tratta neanche di un romanzo storico di stampo Manzoniano, non c’è speranza , non c’è Provvidenza, non c’è quella giustizia divina che punisce o redime i cattivi e premia i buoni. In questa vicenda i semplici vengono stritolati nell’ingranaggio della follia dei fatti e pilotati da una sorta di malignità universale ed endemica composta di ripicche, vendette personali che si intrecciano con oscure trame politiche e d’ambizione personale, a cui la verità è e deve rimanere completamente estranea. La durezza materialistica della riflessione conclusiva dell’autore sul Nulla che apre e chiude la storia del mondo così come la storia di Zardino non mi trova concorde. Abbiamo tutti i quanti il dovere di testimoniare la verità e di garantire la democrazia e la partecipazione di tutti alla vita sociale. La storia non è solo fatto ma è anche evoluzione e maturazione dell’essere umano che ha il dovere di rivedere le proprie colpe ed i propri errori... per non ripeterli!