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Una telefonata di speranza
Quel che affidiamo al vento di Laura Imai Messina è un libro che coinvolge le emozioni e i sentimenti. Scritto da un’autrice molto giovane, ha uno stile di narrazione che non convince del tutto e che risente della scarsa esperienza. Un testo che ha la sua forza intrinseca proprio nella storia narrata.
Esiste in Giappone un giardino in mezzo al quale è collegata una cabina telefonica dotata di un telefono che permette di chiamare coloro che non ci sono più, che non sono più accanto a noi nel vivere quotidiano. Giungono in quel luogo moltissime persone che soffrono e vivono nel ricordo di qualcuno che non è più. Come Yui, trent’anni,e un ricordo incancellabile: lo tsunami che nel marzo 2011 causò la morte della madre e della sua figlia. Il dolore è qualcosa con cui vivere tutti i giorni, senza superarlo mai. Fino a che, proprio in quel luogo carico di emotività, incontra il dottor Takeshi, anche lui con una storia tutta da ascoltare. Cosa li accomuna? Cosa rappresenta la loro conoscenza? E’ ancora possibile amare nelle loro condizioni?
Un libro che parla con conoscenza approfondita del Giappone. Ma non solo: anche di amore, di emozioni e di sensazioni. Ci consegna:
“un mondo fragile ma denso di speranza, una storia di resilienza la cui più grande magia risiede nella realtà.”
Un libro che comunque non mi coinvolto emotivamente, forse anche per le descrizioni ambientali di un mondo che conosco poco. Storia mi ha lasciato anche poco convinta e non mi ha coinvolto, non ho purtroppo provato quella magia di cui tanto si va parlando a suo proposito. Peccato! Comunque un libro che offre una via di cambiamento, di resurrezione per chi ha tanto sofferto e non nutre grandi speranze nel futuro.
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