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libro non pretenzioso ma che ti tiene compagnia
Avevo un ricordo stupendo del romanzo che mi avevano fatto leggere a scuola durante le vacanze estive dello stesso autore, si trattava de “Lo Scudo di Talos”, quindi a distanza di decenni ho deciso di leggere nuovamente qualcosa di Valerio Massimo Manfredi, selezionando: Chimaira.
Ecco, non c’entra assolutamente nulla con lo scudo di Talos, prima di tutto perché è ambientato nei giorni nostri.
Riconosco la firma dell’autore solamente in alcuni inframmezzi alla narrativa, nei quali lo scrittore ci riporta al tempo degli etruschi, durante un banchetto.
Purtroppo, però all’interno di tutta la narrazione queste sono veramente delle molliche, un vero peccato dato che la cosa che mi aveva entusiasmato molto era proprio il fatto di scoprire così tanto della vita degli antichi.
Qui invece non viene descritto molto della cultura etrusca, l'autore si dilunga molto sul descrivere un rituale agghiacciante chiamato "Phersu".
A tratti, il romanzo ricorda molto Dan Brown, colpi di scena degni dei film hollywoodiani, poco realistici, ma che hanno il fine ultimo di tenere la tua tensione alta e di tenerti incollato alla lettura.
Fa da contorno la vicenda amorosa del protagonista, ma comunque lo stesso protagonista è semplicemente abbozzato e fa da mezzo per il racconto e ci aiuta a fare luce sul mistero formatosi attorno al ritrovamento di una tomba etrusca e di una serie di morti cruente improvvise e potenzialmente interconnesse tra loro.
E’ un libro di poche pagine, che si legge super in fretta, ma francamente con la stima che ripongo nell’autore, mi aspettavo decisamente qualcosa di più.
Da leggere, perché no, sotto l’ombrellone.