Dettagli Recensione
Si può "disubbidire" a tutto, ma non alla femmina
Moravia resta Moravia.
In assoluto il mio autore italiano preferitò.
Sarà per la sua scrittura analitica e introspettiva.
Sarà per il suo amore verso Roma e i quartieri bene della capitale, in cui con sguardo scrutatore tira fuori nefandezze e ipocrisia.
Sarà per la sua capacità quasi soporifera di descrivere persone e ambienti e creare un mondo ovattato dove le persone possono anche farsi la guerra, ma sempre mantenendo un tono mite e distaccato.
Questo breve racconto è l'analisi lucida e spietata, su un giovincello di buona famiglia, con genitori distanti e troppo concentrati ad accumulare denari e bene, che vittima delle classiche crisi adolescenziali decide di "rinunciare" a vivere.
Una sorta di "nichilismo" che fa l'occhiolino al più classico Dostoevskij, ma che vede nel momento più alto del romanzo, piombare una femmina (descritta non come una bellezza Hollywoodiana) che riesce a risvegliare i sopiti sensi del nostro giovine eroe.
Moravia riesce come sempre a tratteggiare, anche fin troppo alcune volte, ogni dettaglio dell'azione, a centellinare le parole come fossero pallottole, per colpire e tener desta l'attenzione del lettore.
Per esempio, in questa breve opera, riesce a condensare in poche pagine una crisi di tutta un epoca, che riguarda un po tutte le epoche, con questa "distanza" tra genitori e figli, incomprensioni, gelosie, sopraffazioni, autoritarismo, ribellione......
Ho saputo che su lungotevere della Vittoria, a Roma, vi è la casa-museo, dello scrittore, ecco un buon posto dove andare una volta passata questa emergenza sanitaria mondiale!