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Quel che affidiamo al vento
 
Quel che affidiamo al vento 2020-03-13 11:09:21 C.U.B.
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    13 Marzo, 2020
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Ciao, come va?

Meraviglioso incipit, e’ un libro che al momento giusto scalda il cuore, una storia d’amore che volta le spalle al dolore del passato e soffia dalle labbra un alito di futuro.
Scorrevole ma penalizzante la penna acerba dell’autrice che manca di profondità innata e di tecnica consolidata, essa rende evanescente una vicenda che avrei voluto piu’ incisiva.

Certa che tra me e questo racconto sarebbe nata un’intesa singolare, poi “da foglia cade foglia così l’Eden piombò nella doglia”, nel giro di qualche giorno tutto è stato stravolto ed i miei pensieri si sono fatti globali.
La morte ai tempi di Covid-19 e’ spietata, isolamento e solitudine sono imposizioni drammatiche che stritolano in una morsa di disperazione. Non oso immaginare l’orrore di chi se ne va da solo, ancora peggio le intere famiglie che vivranno nel rimorso di non avere assistito un congiunto che moriva soffocato, limitate al rapido estremo commiato almeno un metro più in là.
Quante volte il desiderio di parlare ancora con chi hanno amato per rimediare alle confidenze negate dall’epidemia, come e’ difficile trovare una dimensione di contatto. La preghiera aiuta i religiosi, eppure l’intercessione divina a me toglie intimita’: prego per te, non parlo con te. Dialogare pensando in silenzio e’ il metodo usato da altri, ma a me pare di essere su un palco a recitare un monologo imperfetto. Sognare sì, sognare è magnifico, ma ancora non sono capace di dirottare i miei sogni.
Poi ad ogni battito di ciglia, qualora mi distragga da questo mondo, quando mi abbandono al silenzio o sprofondo nel rumore, ogni volta che i passeri cinguettano, allora sento una voce che mi accarezza allegra con un Ciao, come va?!
E ‘ la voce di mia madre quando rispondeva alla chiamata, è limpida, squillante, reale. E’ qui, ma le mie mani non stringono il ricevitore.
Io so cosa vorrei, io vorrei un telefono in mezzo ad un prato fiorito e riparato agli sguardi con cui parlare con lei, anche se a conversare sara’ solo la brezza del mattino.

Nel nord del Giappone, ai piedi della Montagna della Balena - uno dei luoghi più colpiti dallo tsunami del 2011- un uomo collocò nel suo giardino una cabina telefonica. Al suo interno un vecchio telefono con il filo collegato a nulla, se non alle voci del vento. E’un luogo di pellegrinaggio dove si recano ogni anno migliaia di persone per parlare ai propri cari defunti, questo romanzo prende ispirazione da lì.

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Commenti

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Bellissima recensione C.U.B, mi hai fatto emozionare e commuovere!
Un abbraccio
Chiara
Commovente. Bellissimo!
E quella copertina lì, che invoglia al sogno al momento proibito, di uscire fuori!
Cara C.U.B., che dire, le tue parole spaccano, toccano le corde più intime e realizzano le emozioni che questo romanzo contiene e le prospettive che disillude. Purtroppo la penna acerba è davvero una grande penalità a questo scritto, mi trovi d'accordo. Ti abbraccio forte :)
Grande C.U.B.!
"Un telefono in mezzo a un prato fiorito", sono sicuro che esiste. Un abbraccio
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