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“La vita te ciancica e poi te sputa”
“La vita te ciancica e poi te sputa” è la frase che il grattacheccaro rivolge a lui, al protagonista di “Gli estivi”, il secondo romanzo della quadrilogia di Luca Ricci, al protagonista – scrittore di mezza età, in crisi creativa e esistenziale, che vede avanzare minacciosa una vecchiaia alla quale non sa rassegnarsi. E l’amore, come nostalgia della giovinezza e difficoltà di rinnovarsi con il passare del tempo, diviene ossessione. Quindici estati si susseguono nel gioco estenuante e frustrante di riuscire a possedere quell’oggetto del desiderio di nome Teresa, giovanissima e bella, provocante e provocatrice. La frustrazione d’amore si accompagna a una spietata analisi del mondo dell’editoria, della funzione della scrittura, delle illusioni e delle delusioni che ne scaturiscono.
Come la classicità si era occupata dell’amore esaltandolo nelle figure di Ulisse e Penelope, di Paolo e Francesca o Renzo e Lucia e il mondo moderno ha cantato il disamore con Charles e Emma Bovary o Leopold e Molly Bloom, così i nostri tempi hanno visto deteriorarsi l’ambiente artistico, frammentando la figura dello scrittore, come quello del critico per crearne generi diversi e renderli più facilmente appetibili al mercato editoriale.
“La dissoluzione dell’amore in letteratura è un fatto vistoso quanto poco indagato”, è questo un concetto che tradisce una visione pessimistica dei rapporti umani, che stenta a spostare l’attenzione dalla passione e dal sesso alla sfera affettiva, ben più solida e duratura.
Un romanzo ben ambientato nella spietata luce e nel caldo rovente e ustionante del mese di agosto.
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