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Romanzo criminale infantile
Roberto Andò pubblica Il bambino nascosto, un libro di grande fascino. Una vicenda che racconta, con grande sentimento e particolare sensibilità, di un amore differente dal solito: quello filiale. Infatti:
"Non c'è nulla che si possa insegnare , se non quello che si è, e non c'è nulla da imparare se non che l'amore si presenta in una sconcertante verità di forme impreviste".
Il romanzo narra la storia di un incontro: quello tra un maestro di pianoforte, omosessuale e un po' misogino, e un bambino, un vero e proprio "scugnizzo". Il piccolo ha dieci anni, si chiama Ciro e sta fuggendo dalle ire di un padre, un camorrista che vuole punirlo per aver fatto uno scippo, a una persona intoccabile e dalle conseguenze infauste. Il maestro, sfidando tutti, lo accoglie in casa e cerca di proteggerlo ad ogni costo. Lui che di figli non ne ha mai avuto, e mai ne ha voluto. Riscopre così un sentimento che credeva di non possedere. Inizia così:
"Una partita rischiosa, in cui, dopo una iniziale esitazione, il maestro Gabriele, si getterà senza freni."
Ma il dramma è, purtroppo, inevitabile.
Una storia che intreccia, con sapienza narrativa, poesia e pietà. Unica pecca: la narrazione è spesso inframezzata da dialoghi in napoletano che sono, per me, di scarsa comprensione. Per il resto una trama solida, che libra alto nel cielo il lettore trascinandolo nel vortice continuo di sentimenti di violenza nuda e cruda, nel riflesso di una infanzia negata che mai dovrebbe verificarsi. Un'ottima lettura, intima, intimistica, emotiva, sullo sfondo di una Napoli ben narrata e ottimamente conosciuta, popolare e criminale, che nulla toglie al suo fascino intrinseco.