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ORIENT EXPRESS
La Napoli nell'immediato dopoguerra è quel che rimane dopo quanto descritto nel disperato romanzo “La pelle” di Curzio Malaparte.
La città e i suoi abitanti sono come un “ferito a morte” per dirla come Raffaele La Capria, dilaga la miseria atroce, soprattutto la fame, quella vera, letterale, atavica, quella inverosimile e crudele che ti procura spasmi dolorosi al ventre, e ti degrada inesorabilmente, sperdendo la tua umanità.
Uno scenario, “il ventre di Napoli”, già tante volte ripetutosi nel corso dei secoli, e già amaramente riportato, con triste cura nei particolari, da Matilde Serao.
È la “Napoli milionaria” di Eduardo, in cui la nottata non si accinge ancora a passare, in cui si occultano generi di prima necessità nei “bassi”, le piccole, misere, insalubri abitazioni dei vicoli, per farne commercio clandestino, pur di sbarcare il lunario.
“Il treno dei bambini”, in estrema sintesi, è il racconto salvifico di un viaggio organizzato soprattutto da donne, che richiedono l’aiuto e il supporto morale e materiale di altre donne, soprattutto donne, per la salvaguardia del patrimonio più importante dell’umanità: i bambini, la loro innocenza, la loro pulizia innata e genuina, perché non venga traviata dagli orrori degli uomini e dalle miserie dell’esistenza.
Un romanzo scritto da una donna, per le donne, con donne protagoniste, nel bene e nel male, per la salvaguardia della speranza dell’umanità, dunque: non a caso il piccolo protagonista del romanzo si chiama Amerigo Speranza, recando nel cognome la virtù e nel nome la terra che di quella virtù è l’emblema.
“Il treno dei bambini” è il racconto di eventi realmente accaduti, che fanno parte della memoria storica del nostro paese; non è, però, un racconto di Storia, Viola Ardone con sensibilità, delicatezza, compartecipazione e raffinatezza estetica fa invece storia dei sentimenti, uno su tutti, la solidarietà, che di quegli eventi furono ispiratori.
Per strappare dalla fame e dall'indigenza migliaia di bambini, sottrarli all'ovvia decadenza morale che sempre si accompagna alla miseria e all'ignoranza, le forze democratiche sorte dalla Resistenza allestiscono veri e propri treni speciali.
Una forma di legge del contrappasso: ai recenti, e d’infausta memoria, treni dei deportati verso un destino peggiore della morte, si sostituiscono treni di bambini.
Non sono treni metaforici, sono treni reali, carrozze vetuste e locomotive asmatiche, che portano i bambini verso le terre del Nord Italia, dove saranno accolti, come ospiti temporanei e graditi, presso normali famiglie della parte più florida del Paese, generalmente in Emilia-Romagna.
A questi bambini è offerto quanto di più normale si possa offrire: una casa, pasti regolari, vestiti comodi, la frequenza della scuola, l’attribuzione di compiti, doveri, ricompense, riconoscimenti, vi si svolge una normale educazione familiare che comprende osservare le feste e ricevere i piccoli regali nelle ricorrenze.
Soprattutto, serve a farli sentire bambini, a rasserenarli, restituirgli l’infanzia negata dal bisogno e dalla sofferenza.
Sono treni normalissimi, che li scortano verso uno stile di vita oserei dire banale: ma per coloro che ne hanno fortunatamente usufruito, questi treni sono autentici Orient Express, sono vagoni in viaggio verso paesi ricchi e fiabeschi come quelli magici orientali, sono carrozze dirette al paese del bengodi, sono vetture che ti portano direttamente dalla speranza al sentirsi benvenuti nell'esistenza, come accadrà al piccolo Amerigo.
Quanto di più normale, quindi, come si vede; e quindi, quanto di più crudele da negare a dei bambini.
Questa descritta da Viola Ardone, direi in maniera magistrale e coinvolgente, con una scrittura analitica e struggente insieme, è una delle pagine più belle, e meno conosciute, della storia del nostro Paese; un momento unico ed esaltante in cui gli italiani si riscoprono davvero tali, unici, uguali, uniti, fratelli, e chi può dà, cede spontaneamente quanto ha ai meno fortunati, a chi non ha invece avuto pari destino, e certo non per propria colpa.
Intende che il fine ultimo della solidarietà, è appunto un mondo senza ultimi.
I bambini non chiedono di essere felici, lo esigono.
Indicazioni utili
E a chi ama tutti i bambini del mondo.
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Un saluto, Manuela
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