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La vita non aspetta
“Ci sforziamo di aderire all’idea che abbiamo di noi, a quella che chiamiamo 'la nostra identità'. Non sempre ci riusciamo. Anzi, quasi mai.”
Una stella “primaria”: Nicola Sceriman, giovane professore di una facoltà di scienze politiche che, con il suo unico romanzo, ha raccontato la voglia di ribellione delle nuove generazioni, spopolando anche tra gli studenti universitari.
Tali sono Agata, Zeno, Enrico, Guido, Herman: le cinque “stelle minori” nelle quali il professor Sceriman intravede le potenzialità necessarie ad avviare un nuovo progetto (attesissimo, giacché il docente, dopo l’enorme successo del suo romanzo, non ha più ritrovato l’ “urgenza” di scrivere).
Mentre sin dall’autunno 2008 i cinque ragazzi lavorano a “Boris Vian”, la rivista scientifica innovativa che dovrebbe vedere la prima stampa nella primavera del 2009, i rapporti tra alcuni di loro si fanno sempre più intensi, e le storie personali – di Agata e Zeno in particolare – iniziano a sovrapporsi agli obiettivi di studio e lavoro.
L’imprevisto è dietro l’angolo, e si materializza alla fine di marzo, quando la rivista sembra pronta per il suo primo numero: Sceriman muore in circostanze poco chiare, ed Agata e Zeno – in qualche modo responsabili – decidono di separarsi, al fine di evitare il peggio.
Dieci anni dopo, inaspettatamente, è Agata a rifarsi viva con Zeno.
Il racconto in parallelo di due periodi (2008-2009, quando accaddero i fatti, e 2018, quando se ne materializzano per intero le conseguenze), visto attraverso gli occhi di Zeno, che ammira il professor Sceriman come tanti altri allievi ed ama Agata senza comprenderla fino in fondo. Il suo “peccato” è l’inesperienza nei confronti del mondo, tipica di chi ha privilegiato gli interessi e si è disinteressato delle persone. Un’inesperienza che Zeno è destinato a pagare.
Sono questi i cardini della storia nella quale il lettore viene coinvolto da una scrittura molto semplice e scorrevole, senza particolari picchi, che permette di concentrarsi sul contenuto.
Le vicende si lasciano seguire con curiosità, sebbene i lettori più attenti possano intuire dove si andrà a parare: al netto di alcuni incastri non sempre verosimili, è la necessità di chiarire progressivamente le personalità dei protagonisti, compreso quella del defunto Nicola Sceriman, ad attrarre verso la conclusione della storia. Mettendo in conto, per la verità, che l’alternanza costante del racconto di due diversi periodi della vicenda non è sempre facile da seguire.
Nel complesso, comunque, un’opera “onesta”.