Dettagli Recensione
Tieniti stretta la tua meravigliosa indecenza
Scopro Missiroli, lo scrittore che è stato prima di “Fedeltà” e mi lascio emozionare da questo suo libro che mi permetto di definire essere un romanzo di formazione.
Pagina dopo pagina ho accompagnato “Grand Liberò” alla sua iniziazione al mondo femminile e alla sessualità, a partire da una scena a cui assiste nel lontano 1975 quando lui ha appena 12 anni. I protagonisti di quel momento spiato sono la mamma e “l’amico di famiglia”; Libero è lo spettatore non riconosciuto che viene turbato da quello che vede e non sa dargli un senso immediato ma il cui significato cambierà nel corso degli anni fino a giungere alla conclusione che l’amore è davvero un mistero e che, per quanto lo si possa trattenere, prima o poi troverà il condotto per infiltrarsi ed espandersi.
Da quel qualcosa a cui assiste Libero, iniziano le esplorazioni del suo corpo: “dalla liberazione il mio carattere cambiò. Il battesimo erotico mi rese mansueto e intelligente [...] . A ogni preoccupazione mi rifugiavo alla toilette e mi liberavo. Venire significava correggere le questioni interiori [...]. Ero un bambino autodepurato”.
E piano piano conosciamo questo ragazzo: “mamma mi chiamava Ometto di mondo, papà diceva Cher Libero”; è sempre molto impacciato con le ragazze e la rivelazione del sesso gli crea, anno dopo anno, perplessità a cui non sa dare un nome.
Quando la famiglia si trasferisce a Parigi, Libero scopre un mondo diverso, dove c’è “il diverso”, dove la “negritudine” è ben presente e il nostro protagonista si ritroverà a destreggiarsi tra due famiglie...o forse anche più. Solo quando i genitori decideranno di ascoltarsi e comunicheranno al figlio di volersi dividere, allora Libero si permette di conoscere davvero queste due persone con cui è cresciuto ma che ha sempre considerato come sconosciuti: monsieur e madame Marsell. Finalmente riuscirà a viverli davvero, non solo come figure genitoriali ma specialmente come un uomo e una donna che gli sapranno insegnare molto più di quello che Libero avrebbe immaginato. Si scopre il rapporto tra padre e figlio tanto che monsieur Marsell si rivelerà essere una presenza fondamentale per la vita del suo “cher”, anche successivamente alla sua dipartita, perché Libero, appena può, si recherà a parlare con il padre e a confidargli le sue vittorie e paure. “Accesi la lampada, la trascinai con me sul divano letto e la rivolsi alla tessera, lì, sul volto di mon papa che assomigliava più a uno scienziato che a un rivoluzionario. A lui confidavo come Milano può essere bella, gli dissi che gli anni di piombo e le stragi e le speculazioni edilizie l’avevano scalfita nei distintivi, meno nell’identità. Qui potevo farcela; nella città dell’imbrunire e del ricominciare. [...]. Da lui avevo ereditato le spalle strette e la fiducia nelle imprese degli uomini, così resistetti il primo periodo a Milano. Credevo nelle piccole svolte, nei miracoli sulla 34esima strada, nei gol dei portieri, negli eventi timidi che cambiano la sorte”. Il figlio condivide con il padre i drammi che lo tormentano per la sua inesperienza sessuale e quest’uomo gli risponde con ammiccamenti, momenti di emozionante complicità.
Forse la figura del padre è quella che ho più amato in questo romanzo. Monsieur Marsell , anche dopo la separazione dalla moglie, ha continuato ad indossare orgogliosamente la fede al dito: una sola donna ha amato, quella rimarrà per sempre, nonostante tutto e tutti.
E poi c’è la figura di questa ragazza francese, che tutti desiderano ma che nessuno riesce a vedere nei suoi più dolci desideri di donna: Marie, più di qualsiasi altra, sarà il filo conduttore che unisce il Libero dell’infanzia a quello “dell’adultità”. “Mi svegliai che lei era rannicchiata contro il mio fianco, e io pensai all’amaca di Deauville, al suo divano con Truffaut e al monolocale di adesso, stavano tutti in questa donna irresistibile e mai davvero voluta, che teneva insieme la traccia di cos’ero stato e di cosa potevo essere.” Nonostante le difficoltà e le peripezie in ambito sessuale, il “Grand Liberò” mantiene questo rapporto inossidabile con Marie, quella donna che aveva svegliato in lui, in un primo momento, l’irruenza delle pene amorose, e poi la bellezza della dedizione, fiducia, amicizia e amore. Sarà lei che lo inizierà alla lettura, lo seguirà nella sua crescita per non permettere mai che i libri vengano meno nella sua quotidianità. “Per un paio di giovedì al mese fino alla fine del liceo io e Antoine Lorraine avremmo confabulato di romanzi e delle parole che potevano cambiare la sorte. Il meccanismo era infallibile: Marie mi consigliava due titoli, io li prendevo in prestito e ne passato uno ad Antoine. Poi ce li scambiavamo”. E allora è quasi inevitabile per il lettore ritrovarsi con carta e penna per appuntare i titoli dei libri suggeriti da Missiroli.
Non è raro per chi legge perdersi tra le strade di Parigi, immaginare le calde giornate passate a Deuville, mare che Libero cercava per sentirsi “un’isola con il suo mare”; c’è Les Deux Magots , il ritrovo di artisti e giovani rivoluzionari; la Biblioteque Hotel de Lamoignon dove lavora Marie; rue de Petits Hotels, dove Libero abita con la sua famiglia; il Lycee Colbert che permetterà al ragazzo di conoscere il suo migliore amico: “un nero con la erre moscia e una sana concretezza”, Antoine.
“Partii davvero. Decollai da Charles de Gaulle in un pomeriggio terso, e mentre l’aereo prendeva quota [...] io allungai il collo al finestrino e sbirciai la mia Parigi che dall’alto è d’argento, Adieu, e la disprezzai con tutto me stesso per la sua bellezza folgorante”.
Non nascondo che nel romanzo si racconti esplicitamente la scoperta, le gioie e le pene, la maturità del sesso. Ma la formazione di quest’uomo nei suoi rapporti, con se stesso, con gli amici, con i genitori, con le donne, è talmente tanto appassionante che quasi si tralascia la sfera erotica.
E’ un romanzo che attrae ed emoziona perché parla un pò di tutti noi, della crescita che presuppone nuove acquisizioni nella cerchia delle proprie esperienza; ma crescere significa anche saper perdere e lasciare che il dolore abbia un suo momento, accettare che i vuoti rimangano tali senza dover essere per forza rimpiazziati; ci sono viaggi che vogliono un ritorno e biglietti di solo andata.
“La paura di scegliere tra la vita e l’oscenità, senza sapere che sono la stessa cosa. L’osceno è il tumulto privato che ognuno ha, e che i liberi vivono. Si chiama esistere, e a volte diventa sentimento. Tieniti stretta la tua meravigliosa indecenza, Grand.”