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La crescita sospesa
"Dietro la porta" rappresenta uno dei tasselli di una sorta di trilogia ("Gli occhiali d'oro" e "Il giardino dei Finzi-Contini) che Bassani scrive in prima persona, senza mai esplicitare il nome del protagonista, ricordando luoghi ed avvenimenti di una fase della storia di Ferrara e della crescita, che portano inevitabilmente ad identificare l’autore con l’io narrante.
La storia di "Dietro la porta" vuole rappresentare un brevissimo lasso di tempo nella vita di un adolescente sedicenne, ebreo, in una Ferrara non ancora toccata dalle leggi razziali, ma già sotto il fascismo: è ambientata infatti tra il 1929 e il 1930. La vicenda è raccontata dall'ormai adulto narratore, che chiarisce sin dall'incipit come un evento traumatico accaduto in quel delicato periodo della crescita abbia aperto una ferita mai guarita, impedendogli quindi di poterla metabolizzare e divenire veramente “grande”.
È la storia di un adolescente e come tale si apre disegnando una serie di confusionarie emozioni circa tutto quello che lo circonda. Primo bersaglio dell’ondata di insofferenza adolescenziale è proprio la scuola, che diviene da luogo caro in cui primeggiare una vera e propria prigione, in cui si sente estraneo ed escluso, un reietto. Alle turbe adolescenziali, tipiche dell’età, si deve aggiungere un senso di inferiorità e di diversità che ha tratti culturali ed identitari, ovvero l’ebraismo. L’essere ebreo è una costante nella produzione bassaniana, in modo particolare nella trilogia di cui questo romanzo breve fa parte. Bassani riversa sul suo protagonista adolescente un senso di inadeguatezza al contesto che lo circonda, di non appartenenza, legato anche alla questione ebraica nella città di Ferrara, ma mascherandola sotto le vesti di un atteggiamento di sfida e di contestazione, di inferiorità e di solitudine tipico dell’età di passaggio per divenire adulti.
In questo clima di isolamento e di esilio dal mondo che lo circonda, incompreso dalla classe, dai professori e dai genitori, avviene un incontro decisivo per la vita del protagonista, ancora bambino sotto certi punti di vista: l’arrivo di Luciano Pulga, un ragazzino di Bologna, trasferitosi a Ferrara per esigenze di lavoro del padre. Il protagonista sedicenne, vissuto fino a quel momento sotto una campana di vetro, viene iniziato alla vita da Luciano, con maniere adulatorie e servili, pericolose e allo stesso tempo attrattive. Il bolognese gli apre gli occhi sulla realtà circostante, mette in dubbio la bontà dei genitori, è irrispettoso, tracotante, ma soprattutto lo inizia al discorso sul sesso. Saranno tutte queste scoperte, che sommate all'ultima, quella decisiva e finale, quella che avviene appunto dietro la porta, che causeranno nel protagonista uno squarcio, una ferita dolorosa ed inguaribile: desteranno la curiosità di indagare su tutto quello che aveva ritenuto una certezza, scoprendosi solo ed impreparato ad affrontare una vita di dolori e di delusioni.
La crescita del protagonista di fatto non avverrà, non nello spazio dell'intreccio di questo romanzo per lo meno: il protagonista aprirà gli occhi sulla velleità del mondo degli adulti, su aspetti della propria persona, della propria famiglia e della propria condizione economica, ma non avrà gli strumenti per affrontare il carico pesante che la scoperta comporta. Deciderà così di fingere che nulla sia accaduto, comportarsi come sempre, restare il bambino dell'inizio del romanzo; ma ormai il fatto è compiuto, la realtà gli si è rivelata e lo sforzo di dissimulare indifferenza non fa che peggiorare ed acutizzare il dolore esistenziale provato.
"Dietro la porta" è un romanzo breve che si legge in poche ore, è scritto con una grande delicatezza e profondità, lasciando emergere sentimenti ed emozioni, che accomunano l'adolescenza di tanti, a prescindere dall'età che si ha. La narrazione viene gestita da un io narrante, che nonostante chiarisca di essere ormai un adulto, dimostra di non essere riuscito a superare fatti traumatici avvenuti nella sua prima adolescenza, attraverso una scrittura che non indugia su certi aspetti, ma si velocizza, come se si vergognasse di raccontarli e di riportarli a galla, come se scriverne comportasse rivivere ancora il dolore del passato.
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Commenti
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Arianna
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Ciao,
Manuela