Dettagli Recensione
La verità nascosta
Una vita scandita dal ritmo delle stagioni, in una zona, l’Alto Adige, dove la storia sembra non arrivare, nella quale si parla il tedesco, si professa il cristianesimo, si lavora nei campi e nelle stalle.
Poi, uno scontro, la lingua di uno contro la lingua della altro, una invasione mal tollerata, la prepotenza improvvisata del potere e chi rivendica radici secolari, mentre c’è chi ha creduto nel potere salvifico dalle parole, trasformandosi in una insegnante clandestina di tedesco.
È allora che il fascismo pare esistere da sempre mentre qualcuno continua a ripetere gli stessi gesti, abituandosi a non essere più se stesso con una rabbia che comincia a crescere dentro ma pare essere come la malinconia, non esplodere mai.
La fuga, una lettera, il dolore muto, qualcosa di famigliare e di clandestino di cui non si parla mai.
Una partenza inaspettata, misteriosa, silente, arrabbiata ed una ricerca durata anni in nome di una speranza che non si sente più nemmeno di avere. Ed allora ha inizio la narrazione dei fatti e della storia, lettere che aprono alla vita di una comunità, del proprio essere sopravvissuti e rimasti e di quello che è successo qui a Curon, nel paese che non c’è più.
Lo scoppio della guerra, l’ ultima guerra, ha lasciato tutti attoniti, illudendosi che le montagne siano ancora pareti di solitudini, c’è chi ha coltivato l’ orgoglio della propria scelta di rimanere e chi non si è mai sentita così tanto figlia dopo la fuga della propria figlia.
Attorno il respiro di una natura parlante, niente altro che bianco e rumore di vento.
La guerra è terribile, spietata, estenuante, sovente divide, ma può unire, non ha colore o parte, e qui non ci si sente nazisti ne’ fascisti, solo contadini che non vogliono più combattere, mentre il resto del mondo si cancella dalla propria memoria.
Una guerra che sfinisce gli esseri umani e quando finisce si ha voglia di rinascere, senza più affanni, rimirando lo splendido paesaggio naturale circostante e le bellezze di Curon, cercando di dimenticare la sofferenza dei lutti e di chi non tornerà ed a cui per lungo tempo è stata attribuita la colpa di tutto.
Ma, d’ ora in poi, il progresso industriale tratterà Curon e la valle come un luogo senza storia, una terra ricca e piena di pace, tutto sacrificato per la costruzione di una diga rivelando la miseria di un atto selvaggio. Una diga si può costruire, ma un paesaggio, una volta devastato, non può’ più rinascere.
Solo un ritorno agognato avrebbe potuto alleviare lo spavento al pensiero dell’ acqua che tutto ha sommerso, trovando la forza di andarsene altrove e ricominciare daccapo, ma oggi i resti della bellezza che fu ed una presenza inquietante che emerge dall’ acqua nascondono la verità di un dolore vivido.
Un romanzo necessario, dai toni reali e poetici, che entra in punta di piedi e si fa dirompente, che abbraccia il lungo corso della storia di un luogo in bilico tra radici culturali e linguistiche ed “ invasori “ poco attenti, al di là del peso di una guerra che tutto annienta e riduce.
Un percorso esteriore di lutto e dolore, ma soprattutto un viaggio interiore che parte da una perdita vicina per cercare di spiegare l’ inspiegabile, una vicenda che non può essere ridotta a caso, politica, profitto, noncuranza, ad una devastazione e deportazione di fatto che aliena un luogo a se stesso, e se stessi da un luogo diventato altro, seppellendo tante storie sotto un’ altra storia, visibile e terribile, un iceberg con profondità da ricordare per sempre, nel paese che non c’è più.
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Tutti parlano bene di questo libro. Però non l'ho letto : non provo sufficiente interesse ; in questo periodo forse ho bisogno di libri più rasserenanti e di maggiore internazionalità.