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Tre kamikaze a Napoli per tacer del gatto
Possono tre terroristi islamici competere con il caos istituzionalizzato che governa Napoli e riuscire a portare a termine i loro sanguinosi piani che prevedono attentati dinamitardi nei luoghi simbolo della città? È questo il teorema che cerca di risolvere questo divertente libricino di Pino Imperatore.
Salim, Feisal e Amira sono tre aspiranti kamikaze islamici, formati allo spietato integralismo religioso e al sacrificio in nome di Allah in un centro di addestramento siriano. La loro missione è infiltrarsi in una città occidentale e compiere clamorosi atti di terrorismo con il maggior numero di morti e il massimo clamore mediatico possibile. Quando viene loro assegnata la sede di destinazione (Napoli), però, in loro cominciano a sorgere dubbi sulle possibilità di riuscita del piano.
Appena giunti si dovranno confrontare con situazioni completamente al di fuori da ogni schema razionale, a cominciare dalla ricerca dell’alloggio. Dovranno difendersi da assalti di scarafaggi, coinquilini maneschi e teppistelli con ambizioni da camorrista. Assisteranno alle plateali esibizioni sessuali mercenarie della dirimpettaia Rosa, alle sceneggiate di piazza e alle teatrali cerimonie religiose. Sopporteranno l’eccessiva, appiccicosa affettuosità del popolo napoletano e la sua innata tendenza a “far fesso il prossimo”. Proveranno a districarsi nel disordine creativo generalizzato, ad adattarsi ai servizi pubblici inefficienti e alla disorganizzazione organizzata, fatta regola di vita. Si faranno pure ammaliare dalla bellezza dei luoghi.
Com’è immediatamente prevedibile l’obiettivo finale della strage di massa si allontanerà ogni giorno di più.
Ironizzare sui propri difetti facendoli diventare un punto di forza per proclamare la propria invincibile superiorità è uno dei meccanismi più collaudati della comicità e Imperatore, nel concedere spazio ai tipici luoghi comuni sulla napoletanità, l’ha saputo sfruttare egregiamente in questa sua opera di assoluto divertimento che riesce a farci ridere su uno dei temi più scottanti dei nostri giorni: l’integralismo religioso e la non dichiarata guerra tra Occidente e Islam.
Personalmente debbo confessare che al secondo capitolo ho rischiato di slogarmi la mandibola per le risate. Al terzo m’è venuto mal di pancia a furia di sghignazzare. Al quarto avevo le palpitazioni vittima dell’umorismo incalzante. Ho cominciato a temere che questo romanzo fosse un toccasana per lo spirito, ma potesse pure nuocere gravemente alla salute.
Per fortuna (purtroppo?) in seguito la storia perde qualche colpo e un poco dell'esplosiva comicità iniziale. L’A., infatti, dà sfogo al suo enorme amore per Napoli e alterna, alle vicende farsesche dei tre improbabili terroristi, appassionate descrizioni di tutto ciò che c’è di bello all’ombra del Vesuvio e di buono nelle persone che ci vivono. La storia si tinge anche di rosa dove il romanticismo non è solo tra le persone, ma rivolto alla città nel suo insieme. Non mancano, poi, passaggi seri, nei quali, con sagace misura, si cerca di esprimere concetti profondi sull’integrazione e sulla comprensione tra le diverse culture.
Insomma il primo impudente cinismo ironico tende ad annacquarsi col procedere della storia la quale, nel divenire più garbata e sentimentale, risulta meno esilarante e spassosa in modo irriverente. Solo per questo motivo non mi sento di concedere il massimo dei voti al romanzo: uno scrittore umorista non deve mai intenerirsi e affezionarsi ai suoi personaggi perché la comicità cattiva è sempre stata quella più efficace. Ciò dico senza nulla togliere alle pagine più meditate che, comunque, esprimono concetti importanti su cui vale la pena soffermarsi, ma, a mio parere, la contaminazione dei generi non ha giovato all’insieme del racconto, che sarebbe stato più gradevole se fosse rimasto sulla traccia del beffardo cinismo iniziale.
Detto questo “Allah, san Gennaro e i tre kamikaze” è un libro godibilissimo da leggere tutto d’un fiato e che ha acceso in me la curiosità per gli altri romanzi di Imperatore.
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Pure io ho davvero riso tantissimo!!! E poi che bella scrittura questa di Pino Imperatore!
Voglio assolutamente leggere anche altro di suo!