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Stelle minori
 
Stelle minori 2019-10-11 16:11:24 Mian88
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    11 Ottobre, 2019
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Ombra di un'ombra.

«La storia della nostra vita è la versione che ne raccontiamo, giusto? Mi sono chiesto molte volte se la parola “realtà” non affondi le sue radici nel terreno sconfinato dell’utopia. Dal momento che siamo noi gli osservatori, è il nostro stesso sguardo a modificare il passato. Talvolta ci spingiamo anche più in là. Modifichiamo consapevolmente i ricordi, raccontandoli in modo diverso da come sono registrati nella nostra mente. […] Prima o poi arriva il momento in cui dobbiamo fare i conti con il passato. Decidere se spalancare la porta che si affaccia sui nostri ricordi più dolenti e affrontarli, oppure chiuderla per sempre. […] Come loro, anch’io dovevo attraversare un ponte. Quello su cui avevo deciso di stare negli ultimi nove anni, senza aver trovato il coraggio di fare un passo per muovermi da lì. Il ponte aveva finito per allungarsi e diventare la mia stessa vita, estendendosi con lenta costanza fino alla fine del mondo.»

Zeno Pastore non potrà mai dimenticare quel giorno di nove anni prima, non potrà mai dimenticare del professore e soprattutto di quel giorno in cui è stato rinvenuto privo di vita il 24 marzo del 2009. Di famiglia umile di origine, con un padre gestore di palchi e strutture di vario tipo con due operai quali dipendenti e una madre che è subentrata alla gestione dell’attività di famiglia a seguito della morte improvvisa del primo titolare, il protagonista ha deciso di studiare e per questo si è trasferito dal luogo natio dopo il diploma a Padova dove conseguito gli studi universitari in filosofia riscoprendosi docente di un liceo. Ha trent’anni e la sua vita è ad una svolta, sta per sposarsi con Sara, la sua ragazza e ha intrapreso una strada ben delineata. Tuttavia, Agata, come un fantasma dal passato, irrompe nella sua quotidianità decisa a rompere quell’antico patto di silenzio sigillato sull’Altopiano di Asiago e avente ad oggetto il tragico incidente in cui è morto il loro professore, e al tempo idolo, Nicola Sceriman, noto oltretutto al grande pubblico per quell’unica pubblicazione intitolata “La natura umana”.

«Adesso che sto ripercorrendo questa storia mi chiedo se tutti gli eventi del nostro passato, anche quelli minimi, rimangano in qualche modo dentro di noi. E se prima o poi, nel corso della vita, ritornino a galla come immagini più o meno vaghe, lampi o invece vadano perduti per sempre.»

Da queste brevi premesse ha inizio l’opera in due atti – i pochi mesi antecedenti al 23 marzo 2009 e l’estate del 2018 in prossimità degli esami di maturità – a firma Mattia Signorini. A prescindere da Zeno che ha la funzione di voce narrante, perno del componimento è Nicola Sceriman, eclettico e carismatico professore che attira come una calamita i suoi studenti e che in questo magnetismo li trattiene. In particolare, Agata, Zeno, Enrico, Guido e Herman sono coinvolti nel progetto culturale “Boris Vian”, un progetto dalle grandi aspettative ma anche dai tanti lati bui e oscuri. La narrazione prosegue in modo estremamente descrittivo, i personaggi sono introdotti e delineati con tempi molto lenti, la scrittura non è particolarmente complessa e non riesce ad essere particolarmente incisiva. Lo scritto segue una linea narrativa chiara e il lettore è incuriosito dall’evolversi delle vicende ma riesce ad anticiparle tanto che arriva alla risoluzione dell’arcano già intorno alla metà del libro. Alla sua conclusione matura la consapevolezza di aver avuto ragione. L’epilogo è confusionario, un po’ troppo rapido, poco esaustivo e debole. Poco convincenti, ancora, le “frasi fatte” a mo’ di perla di saggezza disseminate tra i vari capitoli.
Temi centrali dell’elaborato sono il tradimento e l’egoismo che sono propri della maggior parte dei vari attori introdotti salvo, appunto, Zeno, che è l’unica figura positiva e ingenua.

«Forse è qualcosa che prima o poi succede a tutti i lettori. Era come se mi fossi preso una vacanza inconsapevole dalle storie degli altri e fossi entrato in un passaggio che portava a una realtà mai davvero esplorata fino in fondo. Quella realtà era la mia vita. Chi ama leggere sa che non potrà mai tenere i libri lontani per troppo tempo. Sono oggetti silenziosi che portano con sé un grande potere: resistono alle variazioni del tempo e sanno attendere i loro lettori. Possono stare in libreria o in uno scaffale per anni. Poi a un tratto, mentre tutto il resto fa silenzio, ti chiamano con la loro voce sommessa. Credo che chi non ha mai letto un libro in vita sua semplicemente non abbia l’orecchio allenato ad ascoltare quella voce.»

Tanti tasselli, tante peculiarità che devo riconoscere non mi hanno convinta e conquistata. La lettura è stata faticosa, fredda e a più riprese ho dovuto far i conti con il desiderio di lasciarla perdere e di passare ad altro. Il lettore è tenuto su un piano distaccato da quello della narrazione, è come se vi fosse un vetro invisibile tra la storia e lui. Il fatto poi che la vicenda sia poco originale e facilmente intuibile non aiuta.

«Gli eroi dovrebbero rimanere nella dimensione dell’impalpabile. Se ci accorgessimo che sono dei poveri diavoli, esattamente come noi, crollerebbero i palazzi delle nostre aspettative.»
«Dopo che è arrivato un crollo, ci convinciamo di averne percepito, prima, i presagi. Leggeri scricchiolii nella tenuta della realtà.»

«Le nostre vite percorrono spirali in cui il buio delle cadute e la luce delle ripartenze si alternano e si rincorrono. Ci sforziamo di aderire all’idea che abbiamo di noi, a quella che chiamiamo “la nostra identità”. Non sempre ci riusciamo. Anzi, quasi mai.»

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