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Formichine ovunque
Premesso: non ho mai letto volentieri gli autori italiani, figurarsi quelli contemporanei.
Ma debbo ammettere che questo libro è uno spettacolo, una forza della natura che prende dalla prima pagine e va dirompente fino all'apocalittico finale.
Me lo gusto ogni volta, con un piacere proprio godurioso.
Questa storia stramba di un amore folle fra padre e figlio emarginati da una lurida, sporca, corrotta società, dove vivono residui umani senza arte e ne parte.
I toni sono foschi, crudi, cupi.
Ci sono le ragazzine viziate sugli scooter, i cani che azzannano, i masturbatori seriali, le televisioni perennemente accese, gli assistenti sociali allupati come un eremita sulla punta estrema del K2.
C'è violenza che sgorga in ogni pagina e poi ci sono loro, le formichine che invadono la testa del protagonista e lo rendono folle, lo accecano e quasi lo conducono nella valle dell'Eden.
Un romanzo corale, dove ogni personaggio è disegnato in maniera impeccabile, sia dal punto di vista psicologico che fisico.
L'autore prova proprio un godimento unico a farci vedere quanto sporca e putrida sia la vita in provincia, dove sembra che nulla debba mai accadere, dove c'è il "buon vicinato", lontano dal caos cittadino e dalla solitudine delle grandi metropoli.
Eppure in questo contesto quasi bucolico, si annida il seme della violenza, della follia, del desiderio di distruggere gli altri tanto per farlo, perchè è "come Dio comanda".