Dettagli Recensione
La diversità ha sempre un prezzo sociale altissimo
Secondo libro del ciclo “Il romanzo di Ferrara”, “Gli occhiali d’oro” è un romanzo breve che supera di poco le cento pagine. Pubblicato nel 1957, quindi anteriore al ben più famoso “Il giardino dei Finzi-Contini”, ha avuto poi trasposizione cinematografica trent’anni dopo ad opera del regista Giuliano Montaldo.
Lo stile e la scrittura di Giorgio Bassani sono inconfondibili: ritmo lineare, prosa asciutta, dialoghi in forma indiretta, pochi ed essenziali quelli in forma diretta.
Il tema, quello dell’emarginazione ebraica, nel pieno delle leggi razziali in Italia - qui secondario, ma sempre più forte nei capitoletti finali del breve romanzo- si intreccia con quello dell’emarginazione dell’omosessuale, nella fattispecie, del dottor Athos Fatigati. La voce narrante è la stessa di quella de “Il giardino dei Finzi-Contini “, tant’è che viene anche ricordata la nota famiglia ferrarese di origine ebraica e le partite di tennis tenute nel giardino della loro grande casa. Il narratore è interno alla storia, un ventenne che da bambino, insieme a tanti altri come lui ammalati di tonsilliti o adenoidi ipertrofiche, era passato dallo studio del celebre dottore ed era guarito. Nei primi tempi Fatigati era molto amato ed apprezzato dai ferraresi, che spesso, non propriamente ammalati, andavano nel suo studio solo per godere dei confort nella sala d’aspetto e del sorriso della giovane infermiera.
L’età dell’oro dura poco. D’oro ci ritroviamo solo gli occhiali del dottore che spiccano nella sala del cinema, di cui è assiduo frequentatore. Gli anni passano, il dottore non si è mai visto accompagnarsi ad una donna, conduce una vita molto riservata, è quasi sempre solo al passeggio e nei luoghi pubblici e la curiosità della gente non conosce misura...il romanzo è breve, mi fermo e lascio a voi il gusto di scoprire una storia che tocca le corde più intime del vostro animo.
La conoscenza de “Il giardino dei Finzi-Contini”, letto pochi mesi fa, purtroppo influenza non poco il mio giudizio finale. Lo stile di Bassani è di 5 stelle con la lode, però questo breve romanzo non tocca le punte di quello più famoso scritto successivamente. Il personaggio voce-narrante ne “Il giardino dei Finzi-Contini” è molto meglio delineato, ne comprendiamo la psicologia. E l’indimenticabile Micól? Chi può dimenticarsi di lei? lei che amava il tempo presente e non voleva mai parlare del futuro...no, decisamente i due romanzi non sono allo stesso livello.
Tuttavia bisogna lo stesso riconoscere la pregevolezza di una storia di respiro molto meno ampio che in poche pagine, in pochi tratti narrativi riesce comunque ad emozionare, a toccare tematiche delicate come quella dell’omosessualità.
“Forse bisognerebbe essere così, saper accettare la propria natura. Ma d’altra parte come si fa? È possibile pagare un prezzo simile? Nell’uomo c’è molto della bestia, eppure può, l’uomo, arrendersi? Ammettere di essere una bestia, e soltanto una bestia?”. (Pag. 100, ediz. Oscar Mondadori, 1987)
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Commenti
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Conosco solo questi due, desidero continuare appena possibile e ti ringrazio per questa segnalazione!
Beh, sì ... gusti personali, ma se penso a tutta la struttura del romanzo più famoso e noto le differenze, che non sono differenze di stile e di scrittura, non posso non fare a meno di dire che “Il giardino dei Finzi-Contini” ha qualcosa in più!
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