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La solitudine dei numeri primi
 
La solitudine dei numeri primi 2019-09-18 09:29:18 Tom Sawyer
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Opinione inserita da Tom Sawyer    18 Settembre, 2019

Elogio dell'autocommiserazione e dell'inerzia.

Osannato oltre misura, direi che questo romanzo è come una nave che affonda: piena di buchi. Per dire:

1) non esiste che un istruttore di sci porti gli studenti in pista con visibilità zero, se lo fa, è perché è funzionale alla storia;
2) non esiste che l’allieva si allontani per fare i suoi bisogni senza avvisare e senza che l’istruttore ne sia ignaro, se lo fa, è perché è funzionale alla storia;
3) l’unico – ma davvero l’unico – personaggio che fa del suo meglio e che si assume le proprie responsabilità (anche se con un carattere ben poco affabile) è proprio il padre di Alice, che viene invece mostrato come il personaggio più negativo del romanzo e causa di ogni male;
4) Fabio pare un mentecatto – un paramecio lo batterebbe anche a briscola - e non si accorge del disturbo alimentare di Alice: se la sposa e non se ne accorge? Voglio dire, te la sposi e non ti accorgi che quella tutti i santi giorni va a vomitare ciò che ha mangiato, mattina, mezzogiorno e sera, festivi compresi?
E poi, da quando si fa sesso con la moglie usando sempre il preservativo? Neanche fosse un’impestata! Tant’è che si dice a chiare lettere che non lo usa per la prima volta solo quando vuole metterla incinta. Naturalmente lei non prova nulla. E Fabio è uno che - poverina lei – non la capisce. No, Fabio è solo uno in buona fede (fin troppa, da sconfinare nella cecità di quanto accade) che sta con la sfigata di turno. E sarebbe il meno, se non fosse che la sfigata è purtroppo fiera e orgogliosa di esserlo.
5) la situazione in cui la sorella di Mattia scompare è - a dir poco - inverosimile: lui sarà anche mostrato come personaggio di grande intelligenza, ma Mattia è più scemo di sua sorella, che ci rimette solo perché lui vuole andare alla festa di compleanno…ma portarla a casa prima no, vero? Era assolutamente ovvio che qualche ora dopo l’avrebbe ritrovata dove l’aveva lasciata, lo sanno tutti, giusto? Alto intelletto?
6) i personaggi diventano adulti per l’anagrafe, ma mentalmente Mattia e Alice rimangono bamboccioni che passano il tempo a commiserarsi e a scaricare le loro miserie sugli altri, che infine non è colpa loro per quel che è successo, giusto? Ma diventare grandi significa piantarla di dire “è colpa degli altri se sono così”, senza darsi una mossa. Più che romanzo di formazione: questo sembra un romanzo sull’autocelebrazione delle proprie pare mentali…
Fermo restando che la gamba storpia è davvero colpa di Alice e che la scomparsa della sorella è davvero colpa di Mattia. Più che di colpa parlerei di dolo grave.
Capirei l’autocommiserazione, più che giustificata se si trattasse della tegola che ti è caduta in testa, ma qui si tratta di averla cercata e aver fatto di tutto per farsela cadere in testa, quella tegola!
Di formazione non ne ho vista: insulsi erano da piccoli e insulsi sono rimasti da grandi;
7) Viola da tipetta intelligente e sveglia diventa rintronata cronica: a scuola mostra notevole intelligenza unita a scaltrezza e anche una buona dosa di perfidia, poi – anni dopo - fa la parte della fessa totale al matrimonio, quand’è più che evidente che Alice fa di tutto per rovinarle il servizio fotografico. Lo è doppiamente, per il fatto di aver affidato l’incarico proprio a colei che aveva trattato come una pezza da piedi in precedenza.
Ma anche questo era funzionale alla trama, e del resto l’autore doveva dare al lettore l’idea di una specie di giusto contrappasso. Che poi, non si capisce come Alice possa avere quest’unico spunto di cattiveria e reazione ai torti subiti per poi ricadere nello stato precedente. Questo l’avevo interpretato all’inizio come un cambiamento nella protagonista e l’avevo visto con favore, ma poi mi sono reso conto che si trattava solo di un contentino per il lettore.
Peccato: Viola era uno dei personaggi più interessanti e resi al meglio. Meglio di Alice di sicuro.
8) nessuna emozione. La storia mi è sembrata poco diversa da un elettroencefalogramma piatto;
9) salti temporali fra i capitoli che lasciano a volte interdetti (avesse l’autore il buon gusto di dividere il romanzo in parti, almeno una sua logica l’avrebbe avuta);
10) ma questa è la peggiore: ho avuto l’idea di capitoli scritti da almeno due persone; ho trovato cioè paragrafi che mi hanno dato l’impressione di essere diversi nello stile e nella scelta delle parole, come se fossero state mani diverse a scrivere. Se è opera di interventi dell’editor allora si tratta di uno che non ha capito che si deve rispettare lo stile dell’autore.

Giudizio finale: romanzo scritto apposta per partecipare al premio Strega. Detto tutto.

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