Dettagli Recensione
Le spire della disinformazione
Recensione in una cartella
Sono legato a Umberto Eco per più di un motivo e per questo mi costa abbastanza questo commento. “Numero zero”, ultimo romanzo da lui scritto, riassume e condensa molti temi cari all’autore: le teorie del complotto, il ciarpame della falsa informazione, le tecniche della manipolazione e della mistificazione del vero. Quello che era un tema collaterale di “Il cimitero di Praga”, libro secondo me ingiustamente criticato, è qui cuore stesso di un romanzo al solito ironico e sardonico, che imbastisce in fretta, col tono scanzonato di chi può ironizzare sulle questioni più serie, la storia di un pugno di giornalisti e diseredati impegnati nella realizzazione di un numero zero, primo numero di un giornale, del tutto arbitrario e piegato agli interessi del potere. Nel mezzo il solito gusto per il citazionismo, per il feuilleton ottocentesco, per una certa inclinazione mon chéri che provano a dare corpo a una trama esilissima. Io credo che questo “Numero zero” sia forse da leggere più come un compendio di difesa dalla manipolazione dell’informazione che come un romanzo vero e proprio, se è vero che in nessun punto il libro dimostra forza narrativa o mordente. Certo si sorride, a volte si impara anche molto su dinamiche altrimenti oscure, ma manca il godimento puro della penna, quella stessa veemenza compositiva che Eco riconosceva a Dumas. Detto altrimenti, Eco sfilaccia “Il pendolo di Foucault “e “Il cimitero di Praga”, il suo “Costruire il nemico” e altri saggi in un breviario, mi si conceda, un poco tirato via, come se allo scrittore non interessasse più la storia, ma solo un insegnamento. Peccato il libro sia così didascalico e chiaro, peccato manchi il consueto, meraviglioso peregrinare nei labirinti della storia. Libro intelligentissimo, ma tutto lì. Un canto del cigno in tono minore.
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In fondo questa recensione conferma i miei dubbi.
Ho preso ieri per avere la shopper della casa editrice due saggi di Eco sulla bellezza medievale e la bellezza dei libri.
Grazie per la recensione Danny
"Baudolino" invece, nella prima parte pseudo-storica al seguito di Federico Barbarossa, era gradevole, ma nella seconda diventava abbastanza insopportabile. Poi trovai eccessivamente sbrigativa la soluzione proposta (un lungo viaggio a cavallo di qualche canna di hascish nel regno del Prete Gianni) per rendere credibili ex post gli incontri di Baudolino.
Anche se si tratta di un'opera minore di U.Eco, sono convinta che per cultura , ironia e scorrevolezza , questo romanzo stravinca su gran parte della produzione letteraria odierna, in genere mediocrissima, per quanto strombazzata e gonfiata dalle case editrici.
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