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La romana
 
La romana 2019-08-07 05:42:11 siti
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
siti Opinione inserita da siti    07 Agosto, 2019
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Cercando Camus

Romanzo del 1947, successo di pubblico e di critica ma ben lontano da quella forma perfetta raggiunta nel romanzo d’esordio “Gli indifferenti”. Potremmo definirlo un romanzo appartenente al genere del realismo psicologico, interessante per ambientazione, Roma fascista ai tempi della guerra d’Etiopia, e per i personaggi ritratti: una popolana, prostituta e in coppia con una madre vedova e sconfitta dalla vita, un ragazzo popolano autista presso una ricca famiglia, un giovane studente provinciale appartenente alla media borghesia, un poliziotto , un delinquente. Se vogliamo è presente, con la sua impronta, anche tutto un sottosuolo di umanità sfatta, povera ma viva e pulsante: sono le amiche di Adriana, la giovane prostituta, sono i clienti che si aggirano per strade buie e per taverne e per logore stanze in affitto il tempo necessario per consumare. Il tutto rappresentato dalla voce narrante della stessa Adriana che racconta pochi anni della sua esistenza , dalle pressioni subite dalla madre che, data la sua bellezza giunonica ma non più alla moda, cerca di farla sfondare, appena sedicenne, come modella riuscendo però solo a farla posare nuda per alcuni pittori, fino al suo primo innamoramento, alla delusione per una storia che non potrà avere futuro e al tramonto delle sue speranze giovanili di matrimonio e figli fatte coincidere con il passaggio al mestiere. Da quel momento Adriana diventa un personaggio autonomo, tutta la prima parte era invece tesa a rappresentarla come succube di una madre arrivista, è ora capace di scelte, vittima a questo punto solo della sua condizione sociale. Tuttavia, proprio i molteplici rapporti intrattenuti con i vari clienti la portano a una razionale decodifica della realtà che, pur non facendole mancare momenti di grande sconforto, le daranno anche la possibilità di rafforzare la sua personale attitudine verso la vita, un sano ottimismo, una rassegnata accettazione. Lei diventa il fulcro sul quale convergono individui molto più combattuti intimamente, incapaci di vivere, preda dei propri istinti, delle proprie emozioni o peggio in balia di una totale assenza di linfa vitale, come nel caso di Mino, il giovane studente borghese, vero e proprio nichilista . Questa complessità umana è filtrata dallo sguardo di una popolana, Adriana appunto, e benché lei stessa si rappresenti limitata nell’intelletto e profondamente ignorante , risulta però capace di una lettura che è evidente traduzione del sentire dell’autore che l’ha messa in scena. La sua voce, le sue parole, la profondità di analisi psicologica tradiscono purtroppo l’intellettuale Moravia, e questo è il limite, a mio avviso, più evidente dell’opera. Il romanzo è tuttavia scorrevole, godibilissimo, a tratti noir, capace ad ogni modo di evidenziare una critica al mondo borghese, costante dell’opera dell’autore, che, rispetto al vivace pullulare di vita del ceto popolare privo di sovrastrutture culturali, ne esce sconfitto e mortificato. Ancora una volta sull’onda di un latente esistenzialismo.

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Moll Flanders
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Commenti

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Anche io sto rispolverando o recuperando Moravia! La romana mi fa sempre l’occhiolino dallo scaffale, ma non mi decido. Sì ho letto Moll Flanders tanto tempo fa, ma credo che lo psicologismo di Moravia sia ben più inquadrato. O sbaglio? Dopo “il disprezzo” sono indecisa tra “la romana” e “Agostino”. Quale mi consigli? Grazie e buone vacanze
Io ho sullo scaffale Io e lui, anche se mi dicono non sia proprio uno dei migliori. Un autore che purtroppo la scuola dimentica.
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siti
07 Agosto, 2019
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Ciao Marianna, io sto procedendo per ora in ordine cronologico, non conosco la produzione per lettura diretta, è tutta da scoprire ma continuerò sicuramente. Un saluto anche a te.
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siti
07 Agosto, 2019
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Eppure tu hai frequentato il classico... io sono convinta che lo studio della letteratura nel primo biennio debba procedere solo per lettura diretta senza schematismi banalizzanti da antologia così da avere un buon patrimonio a cui attingere quandi i tempi della quinta non permettono di spaziare come il nostro novecento meriterebbe venissse fatto. Non è solo Moravia, spesso nell'oblio Calvino, Buzzati, Bassani, Pratolini, Cassola e tutta la letteratura del neorealismo...tanti, troppi!
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DanySanny
07 Agosto, 2019
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Guarda, purtroppo è un male diffuso. Purtroppo certi autori non si leggono. Noi ad esempio ci siamo fermati, come programma, a Pirandello per la prosa/teatro e Montale/Quasimodo per la poesia, con qualche accenno a Calvino e, a quanto so, è comune in molti licei italiani e in realtà eravamo anche messi bene come programma, ma poi ci siamo arenati. Per quanto mi riguarda, si dovrebbe abolire la lettura integrale dei Promessi Sposi (che porta via una quantità ti tempo infinita e tanto continuare a riassumere capitoli su capitoli non serve a capire meglio il libro) e dedicare quel tempo ad esplorare il novecento italiano. Tutto non si può fare, ma dovrebbero esserci delle priorità. Facciamo 3 anni di Dante (che per carità, è Dante) e non sappiamo collocare Pasolini, Gadda o Pavese. Dico solo che il volume sul secondo novecento non ce lo hanno fatto nemmeno comprare.
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siti
07 Agosto, 2019
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Ecco hai detto tutto, molti prof, soprattutto di vecchio stampo, formati sui canonici Dante e Manzoni, non capiscono quanto sia inutile e a volte dannoso insistere, penso che il compito dell'insegnante non sia sfoggiare la propria cultura ma imprimere negli alunni il desiderio di averne una meno settoriale e appunto canonica di quella scolastica. Orrendo riassumere le opere letterarie! Mi rifiuterei di farlo!
Io adoro Manzoni, ma l'ho studiato da sola all'università, con amore.
A suggello di questo interessante scambio di battute sul modo di studiare la letteratura a scuola, mi permetto di inserire il divertente monologo, in gran parte condivisibile, del professor Luciano - Silvio Orlando nel film "Il portaborse" di Daniele Luchetti: "La letteratura italiana dell'800 è penosa, andrebbe saltata in blocco. Che cosa ce ne può importare a noi di un Silvio Pellico, di un Berchet, di uno Zanella, di un Carducci? E anche Manzoni, diciamo una buona volta la verità: mentre lui per 50 anni scrive e riscrive i Promessi Sposi, Balzac infila uno dopo l'altro dieci capolavori, Melville scrive l'immenso Moby Dick, e Dostoevskij... be', Dostoevskij scrive l'Idiota, Delitto e Castigo e i Fratelli Karamazov. " Buona estate!
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DanySanny
09 Agosto, 2019
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Giulio non mi dire così, che mi dai materiale per una delle mie polemiche preferite ahahah io dell’800 italiano salvo solo Leopardi. I promessi sposi sono un bel libro, ma rispetto a quello che c’era in Europa impallidiscono. Dico solo che come libro a scelta da leggere avevo portato L’idiota, che vabbè, che gli vuoi dire, è tipo la mia Bibbia.
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siti
12 Agosto, 2019
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Grazie per il contributo, non condivido il messaggio: quella era la nostra identità storica e intellettuale , specchio dei tempi, che poi fosse di gran lunga inferiore alla produzione coeva francese o russa non si può negare, Studiare la nostra letteratura sì, anche quella dell'Ottocento ma con un approccio diverso, sarebbe interessante sperimentare la letteratura comparata.
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