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Ci sono parentele più chiare in Beautiful
Con questa lettura si conclude la trilogia ideale -o ciclo compiuto, come lo definisce lo stesso autore- I nostri antenati di Italo Calvino. “Il cavaliere inesistente” è un racconto che pesca a piene mani dal tradizionale ciclo carolingio, riprendendo anche personaggi molto noti come Orlando ed Astolfo, i quali rimangono comunque poco più di comparse.
La storia si concentra invece sul nobile cavaliere Agilulfo, che non esiste sul piano della tangibilità ma solo in virtù della sua mera volontà, e riesce in questo modo a muovere un’armatura sempre immacolata. Per poter dimostrare la bontà dei suoi innumerevoli titoli, il cavaliere è costretto ad affrontare un lungo viaggio tra Europa e Nord Africa, sempre attorniato da una folta schiera di personaggi dalle storie al limite del reale.
Confrontato con agli altri romanzi della trilogia, questo è indubbiamente il più divertente con delle scene surreali, come quando il giovane Rambaldo si presenta presso un apposito ufficio per poter far richiesta di un duello contro un moro al fine di riparare l’onore della sua famiglia. Il tema centrale del libro è però la ricerca della propria identità, ricerca che impegna non soltanto l’inesistente Agilulfo ma tutti gli altri personaggi principali, dal sempliciotto Gurdulù -promosso per dispetto da Carlomagno a scudiero di Agilulfo- agli abitanti della Curvaldia, che riescono infine a prendere coscienza di sé ed a instaurare una sorta di repubblica dove prima il dominio dei nobili era incontestabile.