Dettagli Recensione
Verità
Tutto ha inizio con una tesi di laurea, una tesi di laurea avente ad oggetto la ricostruzione degli eventi che portarono alla mancata elezione di Onofrio Pegolani alla presidenza della Repubblica e con una innata capacità di ricollegare i fatti, le circostanze, i sotterfugi, in una realtà che finisce con lo storpiare i confini del vero del falso, del corretto e dello scorretto, del giusto e dello sbagliato.
«Perché vede. La verità finisce sempre per essere quella che vogliamo che sia. Intendo dire che esiste una versione dei fatti sufficientemente verosimile perché sia presa per buona, perché sia scelta come la migliore via d’uscita, e a tutti conviene farlo. A tutti. E tutti infatti contribuiscono a costruirla, confermarla, ripeterla nel tempo fino a che non ci sia più chi abbia voglia di obiettare, perché intanto le cose corrono, e cambiano, e di quello che è accaduto nel passato, che è passato, appunto, non importa più molto: quello che importa è il presente, l’immediato futuro. Certo, in teoria il silenzio non converrebbe alle vittime – per così dire. Ma le vittime delle congiure […], le vittime dicevo sono appunto tali, e soccombono. Dopo un po’ ci si dimentica di loro, e non di rado le vittime stesse hanno interesse a non apparire tali. Capisce? Se sopravvivi – politicamente, intendo – tu stesso non hai nessuna convenienza a che ci si ricordi di te come uno sconfitto. Abbassa il tuo rating, la quotazione sul mercato. Lo stigma del perdente ti impedisce un nuovo inizio, sempre possibile quanto più labile sia la memoria collettiva. Le vittime sopravvissute, in genere, sono le prime a non avere desiderio di tornare sui fatti che le hanno viste soccombere. Perché soccombere è sempre un torto di chi non è stato abbastanza accorto, rapido o prudente, capace di evitare la congiura – come direbbe lei. Di prevederla, di disinnescarla. Il torto – la colpa, in politica – è sempre della vittima.»
Nora D., la brillante studentessa della facoltà di Pisa che si dedica alla stesura dell’elaborato decide di intitolarlo “Nella Notte” proprio perché talvolta i destini sono decisi in quello breve lasso temporale, in questo arco che consegue a una cena, a una chiacchierata, a qualsiasi altra cosa ma pur riuscendo a decidere delle sorti di altri, in questo caso del Presidente della Repubblica. Siamo nella periferia della capitale, nel ristorante “Il Gustoso”, gli avventori che si sono riuniti sono un gruppo di uomini affiancati da un circoscritto numero di donne, sono un gruppo di uomini e donne che dialogano, a cui scorre accanto un fatto: la morte di un certo Sante Gratteri, ventenne impiegato in una comunità di recupero, presumibilmente venuto a mancare a causa di un’overdose. Questa morte, tuttavia, è da loro percepita come un qualcosa di collaterale, un qualcosa che necessita di passare in secondo piano, di dominio di terzi, perché la politica richiede altro, perché l’obiettivo è altro. Non possono, costoro, soffermarsi sul bene comune, sulla necessità di un’amministrazione efficiente e capace di governare, loro devono mostrarsi al pubblico con una data e precisa facciata, con una data e precisa idea costruita ad immagine e somiglianza di uno stereotipo, di un prototipo che sia vendibile e spendibile. Del bene comune, della necessità di risolvere un problema, di gestire, non possono occuparsi, ci può pensare qualcun altro. Loro non possono perdere tempo con la zavorra. Devono pensare al loro interesse, al denaro, al potere, all’esercizio indiscriminato di una volontà che deve essere condivisa, accettata dalla collettività perché questo è l’unico modo di mantenere lo status faticosamente conquistato.
Un lavoro, quello di Nora D., indubbiamente ottimo e fatto di dovizia e cura, ricerca e indagini, domande a cui non sempre è stato facile trovare una risposta, domande a cui spesso una risposta non è stata data. Ad ogni modo, quel suo impegno viene ripagato, e la promettente allieva trova lavoro proprio a Roma, in un prestigioso centro studi. Qui rincontra una vecchia compagna di scuola, Alice. È quest’ultima che deve “istruirla” al lavoro, un lavoro che si snoda tra fake news, fatti realmente accaduti, bancari e personalità di spicco sorpresi in circostanze imbarazzanti e i cui ingredienti non sono altro che sesso, droga, escort e rock and roll. Tutto per trovare quella molla che possa eliminare un nemico, indurre a un cambio partito, a stroncare una carriera, a certificare la legge del più forte. Fino a che, in un giorno come tanti, in uno spulciare e selezionare come tanti, troverà lui: la notizia su un delitto di omicidio ricollegato alla sua tesi e a quei politici riunitesi proprio “nella notte”. È ora di cambiare vita, è ora di cambiare idea insieme ad Alice.
Concita De Gregorio con il suo ultimo scritto si prefigge l’ambizioso obiettivo di narrare della politica odierna, e per effetto in quella del passato, per esporne le bruttezze, le mostruosità, il marciume. Un viaggio impegnativo che passa anche dal web, luogo in cui la “politica buona” finisce con l’esser sovrastata e schiacciata dalla imperiosa forza delle tre S: sesso, soldi e segreti. È un testo fortemente disilluso, un elaborato in cui si è traspare la consapevolezza di aver perso la speranza per un cambiamento della politica, perché sinonimo di un potere irrinunciabile per chi, e da chi, lo detiene, della società, perché si sono persi i veri valori a favore della diffusione di quelli che prediligono la superficialità, le apparenze, la frivolezza. È un componimento corale in cui tante sono le voci e le problematiche che vengono analizzate, dalla perdita di principi e di moralità, alla errata concezione dello studio quale un qualcosa di inutile e di superato, quali la dignità, la collettività, l’interesse del singolo che prevarica sull’interesse del gruppo, alla perdita del rispetto proprio e del prossimo, del sentimento e dell’umanità, al vivere insieme, alla dimensione del noi e non dell’io, al leggere, al documentarsi, allo scavare, alla volontà di risolvere i problemi, al soffermarsi sulla genericità dell’immediato per poi andare oltre, altrove.
Il tutto con una penna che accompagna e conduce, che arriva, ricca e intrisa di emozione. Da leggere