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IN QUELL'ISOLA CHE E' IL CUORE
“Tutti, prima o dopo, hanno bisogno di una locanda della tregua. Di un luogo che accolga quello che ci portiamo addosso: ferite, sensi di colpa, rimpianti, disperazioni, dolori, indecisioni, rimorsi, perdite, paure. Un posto dove il tempo si fermi accanto a noi per sostenerci, senza sfidarci, incolparci o incalzarci. Dove non ci sono ieri e nemmeno domani. Soltanto una lunga riga di oggi, di adesso, di ora in avanti”.
Lo scenario è l’isola di Gozo, le prime descrizioni ci portano a un luogo con ha i colori caldi della terra, un mare azzurro, la maestosità delle scogliere, i pomodori esposti al sole a seccare, il profumo dei campi di finocchietto selvatico, un’aria che porta con sé un calore piacevole, quel caldo che fa bene e lì è situato il B&B delle Sirene Stanche, ad accoglierci ci saranno Dana e Tamara che, come spesso avviene nei romanzi, sono due personalità diverse ma che ben si compensano tra loro, cinque saranno i prescelti ospiti (…e nostri compagni di viaggio) di questa “locanda della tregua”, il tempo di permanenza sarà di dieci giorni: tre giorni per piangere, tre per guarire, tre per gioire…e uno per far festa.
Tra i personaggi che popolano questo racconto qualcuno non sa più chi è, qualcuno finge di essere chi non è e qualcuno deve accettarsi per quel che è…
E’ uno di quei romanzi che quando sta per finire un pò ti dispiace, la scrittura è lieve e intima, oserei dire è una carezza, il messaggio però arriva dritto e chiaro: è necessario vivere e non sopravvivere, il primo luogo dove puoi stare bene, la prima isola di pace è dentro di te. E’ un libro che, come una brezza leggera, con delicatezza sussurra al cuore e invita a comprendere che in fondo non c’è viaggio più bello se non il viaggio alla riscoperta di noi, del nostro amor proprio, del rispetto verso noi stessi, un viaggio che ci porta all’accettazione scevri da ogni forma di giudizio o colpe, un viaggio la cui meta è trovare un contatto con la parte più intima e vera di noi stessi.
Piacevolissima la straordinaria capacità descrittiva dell’autrice, giusto un cenno “ Il cielo sosteneva il telo nero della notte con l’aiuto dei chiodi delle stelle. La luna, invece, non si sarebbe presentata ma, al posto suo, ci sarebbero state le lanterne. Intanto c’erano i falò, che decoravano la spiaggia come candeline su una torta di mandorle sbriciolate, le fiamme sotto i barbecue, le luci sparate dai generatori, le lucciole dei cellulari”.